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Lucio Corsi: “Un messaggio per i ragazzi? Sono loro che devono parlare. La cosa più bella a scuola? Insegnata dai compagni”

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Il cantautore Lucio Corsi è stato ospite del podcast The BSMT by Gianluca Gazzoli. Nel corso della chiacchierata durata più di un’ora il musicista, arrivato secondo al Festival di Sanremo 2025, che fra poco più di un mese rappresenterà l’Italia all’Eurovision, ha parlato anche di scuola.

Corsi ha parlato della sua esperienza: dopo il liceo scientifico ha spiegato ai suoi genitori di voler vivere di musica. Questi ultimi gli hanno dato fiducia; questo, per il cantante, è stato determinante. “Ho provato a fare l’Accademia perché da piccolo disegnavo. Poi ho capito di voler fare della musica un mestiere. Io li ringrazio perché mi hanno dato una possibilità”, ha esordito.

Lucio Corsi e la fiducia dei genitori nei confronti dei figli

“I miei non sono mai entrati nel mio lavoro. Hanno mantenuto quel distacco e mi hanno dato fiducia. Spesso si vuole seguire e dare continuamente consigli su qualcosa, e invece mi dissero: ‘sai tu come farlo, sei tu un ragazzo’. Questa cosa mi ha segnato molto. Spesso mi dicono di fare un saluto o dare un messaggio ai ragazzi di una scuola. No, sono loro che bisogna che ci dicano qualcosa. Loro sono davvero nel presente”.

Poi il cantante ha ribadito un concetto che aveva già espresso: “Diventare amico con persone con interessi diversi dai tuoi, con idee diverse sulle cose intorno, questa è la cosa più bella che mi ha insegnato la scuola e me l’hanno insegnata i compagni”.

Ecco cosa aveva detto: “Non ho imparato nulla sui miei professori ma tutto dai miei compagni di classe. Questo è l’insegnamento più bello che mi ha dato la scuola, perché allo scientifico ero l’unico che suonava, con i capelli lunghi”, ha esordito.

“Ho imparato a convivere con altre persone che non hanno le mie stesse passioni. Questo è l’insegnamento più grande che mi ha dato la scuola”, ha concluso.

Le critiche

Da qui un fiume di commenti che lo hanno attaccato per come ha parlato della scuola. Eccone alcuni:

“Ce ne fosse mai uno che dice che la scuola gli ha insegnato a leggere, a scrivere o la storia e a fare di conto. Andare contro la scuola ormai fa troppo figo. Ma allora perché non la aboliamo?”.

“Come ha fatto a essere così ostinatamente impermeabile all’apprendimento? Entrava in classe sotto anestesia totale? Entrava nell’edificio affianco e guardava fisso il vano dell’ascensore? Ce ne vuole, si è dovuto proprio impegnare. Se è vero ciò che dice è un fenomeno di caparbietà. Se non è vero è un paravento che vuole affermare una propria superiorità nata dal nulla, che non deve niente a nessuno, e dice una frase che ha un senso assoluto così che chi lo ascolta si convince che per essere un fenomeno bisogna sminuire e odiare la scuola”.

“Certo che non riuscire ad imparare niente in ben 5 anni di liceo è un record straordinario… Io, al liceo, ho imparato più che all’università, ho imparato un buon metodo per organizzare i miei sforzi, le basi culturali per una vita adulta socialmente soddisfacente e, necessariamente, le mie inclinazioni e, pure, le mie idiosincrasie”.

“‘Non ho imparato nulla dai professori’ è una frase brutta, di facciata, che lo squalifica abbastanza”.