Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Uil: il tempo prolungato migliora l’occupazione, soprattutto delle donne

Uil: il tempo prolungato migliora l’occupazione, soprattutto delle donne

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L’incremento delle ore di permanenza a scuola degli alunni delle elementari produce un aumento dell’occupazione generale, soprattutto delle donne. A rilevare l’associazione sono stati i sindacati Uil e Uil Scuola che attraverso uno studio nazionale e regionale hanno riscontrato che gli alunni della scuola primaria che nel 2007/08 si sono avvalsi del tempo prolungato, con un minimo di 31 fino a 40 ore settimanali, sono cresciuti rispetto all’anno precedente del 2,8%: parallelamente, la ricerca ha evidenziato l’incremento dell’1,9% del tasso di cittadini impegnati nel lavoro e, in particolare, dell’1,3% di quelli di sesso femminile.
I bambini frequentanti sono passati da una media del 44,5% del 2006-2007 al 45,3% del 2007-2008 sul totale: in valori assoluti sono stati 1.290.381 a fronte di 1.255.046 dell’anno precedente.
Dallo studio è anche emerso che il 4,9% degli alunni ha frequentato la scuola con un orario settimanale di 27 ore; il 49,8% con un orario tra le 28 e le 30 ore; il 20% con un orario compreso tra le 31 e le 39 ore. Il tempo pieno di 40 ore è stato invece adottato in Italia da un bambino ogni quattro (il 25,3%). Con una grande differenza, però, a livello territoriale; al Nord l’orario prolungato (31-40 ore settimanali) è frequentato dal 61,4% dei bambini, il tasso di occupazione femminile 25-54 anni è al 72,6%; al Centro, dove l’orario prolungato è frequentato dal 60,1% dei bambini, la percentuale di donne occupate è al 65,4%; al Sud, dove l’orario prolungato è frequentato soltanto dal 21,2% dei bambini, il tasso di occupazione delle donne è al 39,5%.
Le sensibili differenze di bambini che frequentano la scuola fino al pomeriggio inoltrato si rilevano anche a livello regionale: ne
l Trentino Alto Adige il tempo prolungato è frequentato dal 74,9% dei bambini ed il tasso di occupazione femminile si attesta al 72,9%; seguono la Liguria, con il 72% di orario maggiorato e il 69,9 % di donne impegnate al lavoro e la Toscana, con tempo prolungato al 70,9% e occupazione femminile al 70,9%.

In fondo alla “classifica” figurano il Molise, con il tempo prolungato al 15% e percentuale di occupazione ‘rosa’ al 52,2%; la Puglia, orario ‘allargato’ al pomeriggio al 9,1% e tasso di occupazione femminile al 37,7%; e la Sicilia, dove il tempo prolungato è usufruito solo dal 9% delle famiglie con bambini iscritti alla scuola elementare ed tasso di occupazione delle donne pari al 37,4%. 
I dati vengono presentati a poche ore dallo sciopero generale contro i decreti del Governo attraverso cui applicare tagli, maestro unico e dimensionamenti. “Questi dati ci dimostrano come nel nostro Paese ci sia bisogno di più tempo pieno nelle scuole – commenta Massimo di Menna, segretario generale Uil Scuola – è con i dati alla mano, infatti, che si può capire perché non si possono e debbono tagliare risorse finanziarie e, soprattutto, umane, alla scuola”.
Inevitabile che il ridimensionamento del tempo pieno e prolungato incida sul numero di posti di docente: “L’innovazione, di cui la scuola ha bisogno, non può partire dal taglio indiscriminato delle risorse – dice Guglielmo Loy, segretario Confederale Uil – : gli effetti dei tagli non solo avranno ripercussioni dirette sulla qualità dell’istruzione, ma anche indirette, sull’occupazione in generale e femminile in particolare. L’innalzamento della partecipazione femminile al mercato del lavoro dipende, anche, dalla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In Italia il tasso di occupazione femminile, è, come noto, molto al di sotto della media europea. Ed il gap che separa l’Italia da molti Paesi dell’Europa, deriva anche dalla presenza, in questi ultimi, di ‘infrastrutture immateriali’ che supportano la donna che lavora”.