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Università, indignazione per la stangata tasse ai fuori corso

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Forse aveva ragione il vice ministro al Lavoro Michael Martone, quando qualche mese fa, provocando un’indignazione generale, disse che i giovani che rimangono per tanti anni aggrappati all’università, che quindi “si laureano a 28 anni sono degli sfigati”. Oltre alla beffa di concludere (se si conclude) la carriera accademica con anni di ritardo, questi non più ragazzi hanno infatti spesso grosse difficoltà a trovare un impiego all’altezza degli studi svolti. Ora, complice la crisi economica, come già rilevato da questa testata saranno anche penalizzati durante gli studi.
Già, perché un emendamento al decreto spending review approvato in commissione Bilancio al Senato, prevede di salati aumenti sugli importi delle tasse universitarie pagate proprie dagli studenti fuori corso: gli atenei potranno anche raddoppiarle, nel caso in cui lo studente avesse o appartenesse ad una famiglia con reddito alto. Sempre però in base ai criteri definiti dal Miur, da adottare “sulla base dei principi di equità, progressività e redistribuzione e tenendo conto degli anni di ritardo rispetto alla durata normale dei corsi di studio, del reddito familiare Isee, del numero degli studenti appartenenti al nucleo familiare iscritti all’università e della specifica condizione degli studenti lavoratori”.
Gli aumenti delle tasse per gli universitari fuori corso dovranno inoltre rispettare alcune soglie. Non potranno, infatti, superare il 25% del contributo previsto per i fuori corso il cui reddito familiare Isee è inferiore a 90mila euro. Non potranno essere superiori al 50% del contributo per quelli con reddito familiare tra 90mila e 150mila euro. Ma potranno arrivare fino al 100%, quindi al doppio, per gli studenti con reddito di famiglia oltre la soglia di 150mila euro.
La decisione presa al Senato ha scatenato le proteste di molti schieramenti. Soprattutto di quelli che si oppongono al Governo in carica. Secondo Giulia Rodano, responsabile nazionale Cultura e Istruzione di Italia dei Valori, “è l`ennesimo pasticcio prodotto dalla totale mancanza di equità e di prospettiva che caratterizza questo governo tecnico“. Per la rappresentante Idv prima il governo ha fatto “marcia indietro con l`eliminazione dell`obbrobrio dell`aumento indiscriminato delle tasse per tutti gli studenti regolarmente in corso”, ora “l`esecutivo tenta però di rimediare ai tagli indiscriminati alle risorse per l’università accrescendo le tasse, quelle degli studenti fuori corso: categoria considerata di per sé da colpire, senza alcuna distinzione tra chi è fuori corso per demerito e chi è fuori corso per necessità, confermando quindi l’idea propria della Gelmini che l’università deve essere per pochi. Anzi – conclude Rodano – con ogni probabilità l`esclusivo riferimento al reddito nella rimodulazione delle tasse, potrebbe finire per penalizzare proprio gli studenti lavoratori. E magari incentivare il lavoro nero e l`evasione fiscale“.
Severo anche il giudizio di Umberto Guidoni, responsabile nazionale Scuola Ricerca e Università di Sinistra Ecologia Libertà, per il quale “ancora una volta emerge l`idea di fondo che il sapere non sia più un diritto costituzionale ma un privilegio per chi se lo può permettere. Una visione miope che non tiene conto del fatto che l`Italia ha la metà dei laureati rispetto alla media europea e che, già quest’anno, siamo di fronte ad un calo del 10% degli immatricolati. Alla faccia – prosegue l’ex astronauta ed esponente di Sel – delle tante celebrazioni dell`innovazione come elemento di sviluppo del Presidente del Consiglio e dei suoi Ministri“.

Chi non si meraviglia è, invece, Michael Martone. Anzi, dopo questa decisione del Senato sembra sentirsi rinfrancato. E mai pentito delle accuse rivolte proprio a questi giovani. Martone ha detto, infatti, che quella frase la ripeterebbe, “perché sollevò un dibattito importante e perché l`ho detto col cuore in mano e per spronare gli studenti perché il mondo che li aspetta è difficile“. Il vice ministro ricorda che nel “nostro Paese abbiamo sempre avuto troppi pochi fondi per poter finanziare le borse di studio per i ragazzi di origini umili e per i fuori sede. Si tratta di un provvedimento importante perché il 50% delle risorse recuperate saranno utilizzate per le borse di studio. In questo momento ogni anno entrano nel mercato globale 40 milioni di nuovi lavoratori cinesi, brasiliani e indiani che vogliono competere con i nostri giovani e ambiscono al nostro tenore di vita. E` per questo che il miglior consiglio per un giovane è quello di fare quello che vuole, ma di farlo bene, studiare e laurearsi in corso“.