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Volta la carta e la scuola riparte

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“Volta la carta” è una ballata tradizionale che il cantautore Fabrizio De Andrè ha provato ad adattare e ad orchestrare (in Rimini, 1978).
“La scuola riparte” è uno slogan stagionale che il governo Letta ha provato ad inventare e a pubblicizzare (in Roma, 2013).
“Volta la carta e la scuola riparte” è una filastrocca contemporanea che ho provato ad assemblare e a scribacchiare (in Ferrara, 2014).
“Un esempio di surrealismo popolare” è la definizione che Massimo Bubola, collaboratore di De André, ha provato a dare della canzone di Fabrizio.
Io prenderei a prestito la stessa definizione per attribuirla anche allo slogan di Enrico.
La filastrocca che segue può essere letta o cantata sulle note di “Volta la carta”; non sono pratico di accordi ma credo si possa musicare in “FA di più anche se poi ti DO di meno”.
 
C’è un governo di intese allargate
dona milioni alle scuole private,
a noi toglie ma non restituisce
volta la carta, ci sono le bisce.
Cento uno bisce che stanno nascoste
volta la carta ma non trovi risposte.
Nella scuola, cammini, trascini anche se non ci riesci più
docente, bidello od impiegato, a te nessuno considera più
docente, bidello od impiegato, a te nessuno considera più.
Quando ognuno fa la sua parte
volta la carta “la scuola riparte”,
“riparte”, è un modo di dire
volta la carta, c’è da investire.
A investire ci vuol del coraggio
un po’ di più che in un atterraggio.
I precari, alle sei di mattina, sono già pronti e si tirano su
l’assunzione gli hanno promessa, volta la carta e non c’è più
l’assunzione gli hanno promessa, volta la carta ma non c’è più.
Non tormentarti con i perché
ecco tieni un bel tablet per te,
per te che non fai molte domande
volta la carta, la scuola si espande.
Si espande se si dematerializza
Volta la carta c’è chi normalizza.
Il personale, messo in cantina che piange, che grida anche laggiù
se il questionario è la medicina vuol dir che non ascoltano proprio più
se il questionario è la medicina vuol dir che non ascoltano neanche più.
C’è meritocrazia su questa carrozza
attenti però questa cosa ci strozza,
ci strozza se non c’è l’uguaglianza
volta la carta, ho già mal di panza.
Mal di panza ché non siamo zerbini
riescono a pensarli questi bambini?
Il Ministro cinguetta leggero, si veste di buono, parla da Fazio
chiama le leggi “La scuola riparte”, volta la carta e per noi non c’è spazio
chiama le leggi “La scuola riparte”, son sempre quelli che pagano il dazio.