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Asilo nido, in Italia frequenta solo il 18,7% dei bimbi fino a 2 anni

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Anche se ancora molto distante dalla meta prefissata nel 2002 dall’Ue, in Italia continua a crescere l’utilizzo dell’asilo nido per i bambini fino a 2 anni. Scorrendo il rapporto dell’Istat ‘La scuola e le attività educative – 2011’, pubblicato il 3 ottobre, si scopre infatti che il 18,7% del totale dei bambini di 0-2 anni frequenta un asilo nido pubblico o privato: dal 1993 a oggi i bambini che frequentano un nido sono passati da 133 mila a circa 318 mila, facendo registrare quindi un incremento del 139%.
La quota è maggiore nel Centro-nord – spiega l’Istat – con un picco del 27,1% nel Nord-est, mentre nel Sud e nelle Isole la percentuale scende sotto il 14% (il 13,5% nelle Isole e il 7,6% nel Sud). Non va al nido il 79,3% dei bambini di 0-2 anni. Prevalgono, nella scelta dei genitori, motivazioni di tipo soggettivo come ricorrere a un familiare (35,7%), il bambino è troppo piccolo per essere affidato a questo tipo di struttura (34,5%), non voler delegare la propria funzione educativa ad altri (6,1%). Meno diffuse, invece, sono quelle dovute esclusivamente a carenze dal lato dell’offerta di assistenza all’infanzia”.
Tornando alle percentuali, lontane dal 30% di copertura rispetto agli utenti potenziali che l’Ue ha indicato di raggiungere già nel 2010, soltanto l’11,8% del totale dei bambini di 0-2 anni può frequentare un nido pubblico. Una quota rilevante della domanda di assistenza all’infanzia è dunque soddisfatta dalle strutture private. Nell’anno scolastico 2010/11 (l’ultimo esaminato dall’Istat) sono risultati iscritti agli asili nido comunali 157.743 bambini, mentre altri 43.897 bambini usufruivano di asili nido convenzionati o sovvenzionati dai Comuni. Per un totale di 201.640 utenti dell’offerta pubblica complessiva. A fronte di quasi un milione di potenziali utenti. In ogni caso solo il 10% di chi non ha iscritto il figlio al nido lamenta motivi economici e solo il 3,3% riferisce che la domanda non è stata accettata: soprattutto al Sud, infatti, l’affidamento dei piccoli a nonni, parenti e conoscenti continua ad essere la prassi.
Entrando nel dettaglio, sempre scorrendo il report dell’Istat, si scopre che tra le motivazioni indicate circa la non iscrizione al nido prevalgono nettamente quelle soggettive: il 61,4% dei bambini non è stato mandato al nido per scelte personali dei genitori (l’avere qualcuno che si può prendere cura del bambino o il considerarlo troppo piccolo), mentre i fattori oggettivi dovuti a lacune dell’assistenza all’infanzia quali una disponibilità limitata di strutture tale da non soddisfare completamente la domanda, l’elevato costo del nido, la distanza e gli orari scomodi, hanno riguardato una quota decisamente minoritaria di bambini (8,1%). Un’ulteriore piccola quota di genitori, inoltre, indica di non mandare il bambino al nido sia per motivi soggettivi che oggettivi (6,5%). I fattori oggettivi prevalgono tra i genitori che vivono nel Nord-est del Paese.
Nei casi in cui il bambino non è iscritto al nido, le motivazioni maggiormente indicate sono il poter ricorrere a un familiare (35,7%), il considerare il bambino troppo piccolo per essere affidato a questo tipo di struttura (34,5%), e l’eccessivo costo del servizio (9%).