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Aspre critiche per un manifesto scolastico: giornalista indagata a Foggia

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Sta diventando un caso pubblico la vicenda della giornalista M.M, ex inviata de L’Unità e poi caporedattore del Diario, che il 20 novembre ha ricevuto un avviso dalla procura di Foggia, per aver espresso critiche su Facebook a un manifesto utilizzato da un istituto professionale di Foggia. Lo stampato della scuola media di seconda grado ritraeva una bambina molto truccata che si passava il rossetto sulle labbra protese con la scritta “Farò l’estetista, ho sempre avuto le idee chiare”.
Il messaggio e i valori espressi di chi ha creato il manifesto scolastico, finalizzato ad attrarre l’attenzione delle ‘matricole’, non sono piaciuti alla giornalista. Che tramite Facebook li ha criticati. Anche aspramente. ‘I vostri manifesti e i vostri banner – ha scritto – sono semplicemente raggelanti… Complimenti per la rappresentazione della donna che offrite… Negli anni Cinquanta vi hanno ibernato e poi svegliati?'”.
Ma la denuncia nei suoi confronti probabilmente è partita a seguito della citazione di zio Paperone: parafrasando sempre il contenuto del manifesto, ha usato l’espressione: “Anche io ho sempre avuto le idee chiare, chi concepisce un manifesto simile andrebbe impeciato e impiumato”.
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lista M.M, Di tutt’altro tenore le parole degli ultimi giorni, riportate dall’Ansa: “sono indagata (le indagini sono terminate, e io attendo di conoscere il mio destino) per aver usato ‘espressioni denigranti’ – scrive la giornalista -. Ora mi ritrovo a dover ricorrere a un avvocato e scrivere memorie difensive per aver espresso nei modi abituali di Facebook, e in un linguaggio colorito ma non maleducato, una critica a un manifesto. Quel manifesto mi appariva offensivo e bruttissimo sotto vari punti di vista. La signora che ha sporto denuncia si ritiene denigrata perché ho scritto (lo leggo nella notifica) sulla pagina Facebook mia e loro”.
“Mi viene contestato – prosegue – anche l’aver scritto (sulla mia bacheca), citando l’indimenticabile “Trovo inaccettabile – scrive ancora la giornalista – che su un social network si venga perseguiti non per aver detto il falso o infangato gratuitamente enti o persone, ma per aver espresso un’opinione che può piacere o non piacere, ma considero più che legittima e manifestata nei modi consoni all’ambiente. Zittire la gente è una gran brutta cosa, e mi dispiace vedere profuse energie giudiziarie in fatti del genere, come se le procure non avessero del lavoro serio da svolgere”.