Home Alunni Che fare dei 400mila bambini plusdotati?

Che fare dei 400mila bambini plusdotati?

CONDIVIDI

Alcuni di costoro, scrive il Redattore Sociale, possono pure sviluppare patologie come la depressione, vivere il disagio provocato “dall’underachievement”, dal perfezionismo e dallo stress connesso al loro sviluppo asincronico. A tale scopo l’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, per sostenere una crescita armonica di questi individui e predisporre adeguati interventi didattici di supporto, sta promuovendo un tavolo tecnico per presentare e analizzare con i professionisti del settore le problematiche relative all’individuazione e alla valutazione dei “bambini brillanti”.
Spiega Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO: “Apparentemente sembra una beffa poiché nonostante questi bambini abbiano una capacità di elaborazione elevata, poi non si sentono capiti e rispondono distaccandosi dal gruppo classe. Loro vivono un disagio indotto da noi adulti. Per questo motivo dobbiamo dare vita a campagne di sensibilizzazione e promozione nelle scuole, così da stilare un programma che tenga conto di questa realtà e che tuteli questi bambini”.
Sono numerosi i miti che “circondano il mondo dei ‘minori speciali’ e primo fra tutti l’idea che il bambino ad alto potenziale non abbia bisogno di supporto perché, grazie alla sua dotazione intellettiva, riuscirà a sviluppare le sue capacità da solo. Paradossalmente il ‘dono’ non porta solo gioie e felicità ma anche pericolo, ansia, disappunto”.

Il mondo della scuola, spiegano gli esperti, “deve andare oltre questi falsi miti per documentarsi, formarsi e progettare percorsi di sostegno agli apprendimenti e allo sviluppo di questi piccoli allievi l’avere un’intelligenza molto sviluppata o un talento particolare non significa necessariamente avere successo come individuo nella vita, negli apprendimenti e nelle relazioni. La loro spiccata accelerazione intellettiva non rispecchia le capacità di giudizio e la maturità emotivo-relazionale. La loro esperienza emotiva è molto più intensa del comune e a volte possono provare emozioni così forti che vanno ad intralciare e compromettere i processi di elaborazione sottesi alla performance”.