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Controlli biometrici per i dirigenti scolastici: appello Andis ai senatori

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“I dirigenti scolastici sono assenteisti da tenere sotto controllo?”: lo chiedono, un po’ provocatoriamente, i dirigenti dell’Andis che sul tema dei controlli biometrici hanno inviato una lettera-appello ai senatori.
Proprio nei prossimi giorni, infatti, il “disegno di legge concretezza” approvato da poco alla Camera, dovrà essere riesaminato in terza lettural alla Camera.
Quella dei controlli biometrici nei confronti dei dirigenti – scrive l’Andis – è “una misura palesemente illogica e sproporzionata, che manda un messaggio sbagliato al Paese perché insinua nell’opinione pubblica il sospetto che anche i presidi possano comportarsi alla stregua dei fannulloni e dei furbetti del cartellino”.
“I dirigenti scolastici – prosegue l’associazione – hanno un ruolo di guida e di orientamento delle comunità scolastiche; rispondono dei risultati di apprendimento di 8 milioni di alunni; sono chiamati a confrontarsi tutti i giorni con le emergenze educative che la società del nostro tempo pone alla scuola; sono responsabili della sicurezza degli edifici e della salute e dell’incolumità di 9 milioni di persone. I sistemi ipotizzati per la verifica degli accessi non tengono conto del fatto che la funzione del dirigente scolastico non è legata ad un unico ufficio o ad orari fissi. I 7.000 dirigenti scolastici in servizio devono garantire la loro presenza nei 43.000 plessi scolastici dipendenti; devono curare i rapporti con Enti Locali, ASL, Uffici Territoriali del MIUR, Associazioni del territorio, Ordini professionali; devono farsi carico anche di 1.700 istituzioni scolastiche prive di titolare e affidate in reggenza. Di conseguenza sono costretti ad adeguare ogni giorno la loro prestazione lavorativa alle diverse sedi dipendenti e alle molteplici e complesse esigenze dell’organizzazione”.

“Tanto premesso – conclude il documento – rinnoviamo l’appello agli Onorevoli Senatori perché vogliano escludere i dirigenti scolastici dalle misure previste per il controllo della presenza nell’Atto n. 920. Ciò anche per garantire ai dirigenti delle istituzioni scolastiche parità di trattamento con altre categorie escluse dalla verifica della presenza con sistemi di rilevazione biometrica, come i docenti del sistema scolastico, i professori e i ricercatori universitari, i magistrati, gli avvocati e i procuratori dello Stato, le forze dell’ordine”.

Per la verità la protesta dei dirigenti scolastici appare persino eccessiva in quanto, a conti fatti, per installare i rilevatori di impronte in tutte le scuole del nostro sistema scolastico occorrerebbero ben di più dei 35 milioni di euro stanziati dal disegno di legge all’esame del Parlamento.
Peraltro l’entrata in vigore del provvedimento è subordinata alla emanazione di un apposito decreto interministeriale.
La sensazione è che – in realtà – il ddl voluto dalla ministra Giulia Bongiorno debba essere letto più come un “annuncio” rivolto al Paese (“In fatto di efficienza della pubblica amministrazione, il nostro Governo vuole fare sul serio, contrariamente a quanto è stato fatto fino a questo momento”).
Insomma, non una riforma seria e credibile della Pubblica Amministrazione ma una operazione simile alle “grida manzoniane” di buona memoria.