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Didattica a distanza: si può farla anche nella scuola dell’infanzia, ecco come [INTERVISTA]

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Con la nostra campagna “La Tecnica per la Scuola” stiamo cercando di raccontare a tutti che essere insegnanti ai tempi del COVID19 non è facile (si lavora tanto, molto di più di quanto si possa credere) anche se gli aspetti positivi non mancano.

Ne parliamo oggi con Liliana Venturino, insegnante presso la scuola dell’infanzia di Samone, un piccolo paese in provincia di Torino.

Parlare di didattica a distanza nella scuola dell’infanzia è forse un po’ eccessivo, in concreto come ha organizzato il suo lavoro ?

I contenuti che proponiamo nel nostro padlet tentano di insegnare ogni giorno qualcosa, dalla prassia motoria alle conoscenze linguistiche, ecc… Se si possa definire “didattica a distanza” lo lascio ai più esperti.
A volte i nostri contenuti richiedono la collaborazione di un adulto che predisponga i materiali necessari o esegua alcune operazioni tecniche di intaglio o stampa, ma spesso riusciamo a proporre attività direttamente fruibili dai bambini perché nell’approntare i contenuti, cerchiamo di immaginare di parlare direttamente ad un bambino medio di 4 anni che è da solo in casa col suo dispositivo. Altre volte abbiamo la presunzione di formare un pochino anche l’adulto sostenendone le competenze genitoriali, suggerendo come mediare i contenuti.

Potrebbe fare un esempio di giornata di lavoro? Una specie di agenda di una giornata-tipo, insomma?

Mediamente la mia giornata inizia intorno alle 7,30, quando la linea dati è meno sovraccarica e riesco a inviare più rapidamente i contenuti sul nostro canale youtube e poi sul padlet. I contenuti sono organizzati attraverso una griglia che chiamo “Il palinsesto”. Ogni giorno consulto il palinsesto delle puntate e verifico se ci sono contenuti che devo preparare io così da aggiungerli a quelli che mi hanno inviato le colleghe. Per i video, a volte riesco a fare tutto da sola, altre volte devo chiedere la collaborazione di marito e figlia.
L’organizzazione del palinsesto è complessa e laboriosa e spesso i singoli materiali devono essere riaggiustati per essere pubblicati. La giornata termina mediamente verso le 18, a volte anche più tardi. Direi che la DAD, nella mia personale esperienza, è molto più dispendiosa.

Dire che la didattica in presenza è altra cosa e che in quella a distanza manca la relazione è piuttosto scontato se non banale.  Parliamo allora di un altro aspetto: “programmare” una attività a distanza è più facile o più difficile? 

Beh, direi che è decisamente più difficile perché occorre conoscere bene quali siano le competenze medie dei bambini che useranno le attività che proponiamo. Si è molto limitati dal non poter contare sulla disponibilità di materiali e strumenti che normalmente noi maestre abbiamo a scuola, ma che non sempre le famiglie hanno in casa, manca la risposta dei bambini e quindi bisogna immaginare l’impatto che i contenuti avranno senza poter calibrare in itinere l’intervento.

Qual è il limite più evidente per la scuola dell’infanzia?

Buona parte dell’area motoria, sensoriale e verbale non può essere veicolata e occorrerebbe una premessa che spieghi all’adulto come proporre le attività al bambino oppure come sostenerlo e incoraggiarlo senza lodarlo, ammonirlo o sostituirsi a lui. Occorrerebbe un padlet parallelo di sostegno alla genitorialità.
Per me, che sono anche psicoterapeuta delle relazioni familiari, sarebbe il mio sogno, ma per ora concentriamoci sulla didattica

In questo periodo come ha vissuto le relazioni (a distanza) con colleghi e colleghe?

 Direi che è stata la parte più gratificante di tutta questa laboriosa operazione: la chat in cui riversiamo i contenuti che prepariamo è diventato il luogo in cui ciascuna può esprimersi sentendosi appoggiata dalle colleghe, senza sentirsi imbrigliata da rigide progettazioni. Ognuna si offre per ciò che gli è più congeniale. E’ un luogo inclusivo in cui abbiamo imparato a conoscere meglio le competenze, le aspirazioni e i limiti di ciascuna. Forse oggi siamo una comunità educante molto più di prima. Con questo strumento è possibile apprendere dalle colleghe da una posizione emotivamente protetta, senza sentirsi messe in discussione o criticate e quindi si creano le condizioni per un possibile cambiamento e proficuo scambio. E’ un’esperienza arricchente.

Nell’infanzia la collaborazione delle famiglie è indispensabile. Si ritiene soddisfatta della sua esperienza?

Abbastanza. Alcuni genitori hanno saputo cogliere l’opportunità offerta da questo periodo “speciale” e hanno dedicato tempo ed energie ai figli mettendosi a loro disposizione nel realizzare molti dei contenuti che noi proponiamo. Alcuni ci mandano foto e video dei loro prodotti e noi li pubblichiamo sul padlet ogni giorno nella prima pagina che intitoliamo “Piccoli artisti”. La loro testimonianza per noi è importante perché ci dà un po’ la misura di quanto riusciamo a raggiungere la nostra meta: essere una risorsa per i bambini e per i genitori.

Terminata l’emergenza pensa che un po’ di attività a distanza si possa continuare a fare?

 L’idea di proseguire c’è, ma si tratterà di capire come gestirla e con quale obiettivo. Potrebbe essere un modo per raggiugere le famiglie e creare comunità col territorio. La scuola potrebbe essere una risorsa pedagogica anche fuori dai propri spazi fisici e ampliare così la propria opera. Inoltre il padlet si potrebbe perfezionare così da essere una banca dati fruibile dagli stessi docenti che giornalmente potrebbero trovare contenuti già pronti e collaudati da proporre in sezione. Oggi internet è pieno di offerte, ma non tutte sono utilizzabili in una scuola per le finalità che essa ha.
Personalmente sarebbe un sogno che si realizza perché sono un’idealista innamorata del mio splendido mestiere