L’Agenzia che rappresenta la parte pubblica ha proposto ai sindacati di allargare le possibilità per i dirigenti scolastici di sanzionare direttamente i docenti, senza coinvolgere l’Ufficio scolastico o organismi esterni alla scuola: attualmente la spazio di azione del preside riguarda infatti solo le infrazioni minori dei docenti, per le quali possono essere comminati fino a 10 giorni di sospensione dal servizio (anche con mancata assegnazione dello stipendio); la parte pubblica chiede da tempo di incrementare tale possibilità estendendola fino a 30 giorni. L’Aran insiste e vorrebbe inserire questa novità, se possibile anche nel nuovo contratto di lavoro 2022/24 in via di approvazione definitiva, ma i sindacati rappresentativi si sono sempre detti contrari. Sul tema ‘La Tecnica della Scuola’ ha incontrato Mario Rusconi, presidente Anp Roma.
Rusconi, lei come giudica la richiesta formulata dall’Aran sull’allargamento del periodo di sospensione del servizio che può comminare il preside, ipotesi che i sindacati hanno rifiutato in blocco?
Beh, una premessa: ringraziando il cielo non sono moltissimi i procedimenti che la scuola deve effettuare nei riguardi dei docenti, perché in linea di massima c’è un comportamento direi adeguato condotto della stragrande maggioranza dei docenti stessi e questo va a merito della scuola italiana. Per quanto riguarda l’ampliamento siamo d’accordo come dirigenti scolastici, anzitutto perché oltre i dieci giorni inviare un provvedimento con relativo procedimento disciplinare all’Usr vuole dire mettere in moto un meccanismo molto complesso, perché l’Ufficio scolastico regionale non conosce la situazione: deve chiedere al preside, deve eventualmente avere un’informativa da parte di altri docenti o di genitori o di studenti, qualora si tratta di questioni che li riguardino. Quindi significa creare un surplus di lavoro agli Uffici scolastici regionali, che molto spesso non riescono poi ad espletare, a causa del carico di lavoro che hanno per altre situazioni, fermo restando che poi la normativa prevede tutte le garanzie possibili e immaginabili: siamo in uno Stato democratico, il docente sanzionato potrà poi anche fare una nota negativa all’Ufficio scolastico regionale che non ha però poi competenza ad intervenire. Può rivolgersi al giudice del lavoro che ha piena competenza. Da questo punto di vista, quindi, è positivo l’atteggiamento dell’Aran, che richiede appunto una maggiorazione del numero dei giorni per i quali il dirigente scolastico può sospendere un docente o in altre situazioni, come avviene per il personale impiegatizio.
Rusconi come cosa risponde ai sindacati che sostengono ingiusto e iniquo il fatto che sia lo stesso dirigente a sollevare un problema nei confronti del docente a doverlo poi giudicare? Non è necessario in questi casi il coinvolgimento di un’istituzione, un organismo, cosiddetto terzo, esterno, che potrebbe dare sicuramente una maggiore garanzia di equità nei confronti di quello che è contestato?
Io mi permetto di dire che si parte da un presupposto a mio parere errato che cioè il dirigente prenda questa decisione anche per i dieci giorni attuali semplicemente consultando se stesso e la propria professionalità, ma così non è perché la maggior parte di queste questioni riguardano gli studenti, riguardano i genitori e riguardano altri colleghi. Cioè, in poche parole il preside, il dirigente scolastico, prima di interviene fa una vera e propria indagine e da questo punto di vista non è solo. Si pensa poi, normalmente, anche da parte dei sindacati, mi spiace dirlo, il preside viene visto in negativo come una sorta di Pantocratore, quello che può far tutto e può decidere tutto. Quando noi da anni diciamo che in tutte le scuole funziona un management scolastico diffuso, vale a dire un gruppo di persone che collabora con il preside, che sono i due collaboratori, compreso il collaboratore cosiddetto vicario, sono i capi di dipartimento, il direttore dei servizi amministrativi. Quindi, la gestione della scuola non è mai affidata ad una sola persona, cioè al dirigente scolastico fa capo la responsabilità finale che è un peso piuttosto forte ma normalmente appunto in ogni scuola c’è un come dire un allargamento delle funzioni della discussione, in questo caso delle indagini, che sono già di per sé una garanzia per il docente fermo restando che poi c’è sempre il giudice del lavoro.
Quindi, per concludere possiamo tranquillizzare il personale, ribadendo che qualora dovesse l’Aran chiedere con forza questa norma, non c’è motivo di parlare di creazione di una figura del dirigente scolastico cosiddetta “preside sceriffo”, tracciata qualche anno fa in occasione dell’approvazione della Buona Scuola e dei “premi” produttivi?
Beh, magari fossimo presidi sceriffo, perché potremmo godere delle grandi patrie del western americano. No, assolutamente non è così: ripeto, ci sono piene garanzie. Teniamo presente che si sta avviando anche un percorso di valutazione dei dirigenti scolastici, il che vuol dire che il dirigente scolastico è sempre più tenuto a essere un esecutore intelligente e rispettoso delle norme che regolano appunto tutto il discorso della scuola. Anzi, noi auspichiamo, proprio da questo punto di vista, anche per ridurre il contenzioso disciplinare nei riguardi dei docenti o degli impiegati, che sia avviato un percorso di valutazione dei docenti, come c’è in quasi tutti i Paesi dell’OCSE. Perché se c’è un buon sistema di valutazione dei docenti – che premia anche in qualche modo i migliori e dica quelli che invece sono un po’ più indietro e che devono aggiornarsi -, questo vorrebbe dire appunto che la scuola è più efficiente più funzionale. E, soprattutto, che godrebbe di maggiore considerazione da parte dell’opinione pubblica.




