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E’ allarme anoressia e bulimia: in Italia coinvolte mezzo milione di ragazze

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Ha origine nervosa la prima causa di morte per malattia tra le ragazze: una sofferenza che si estrinseca attraverso disturbi del comportamento alimentare. Che nei casi più gravi sfocia in anoressia e bulimia. Il fenomeno è più esteso di quanto si pensi. Solo in Italia ne sono colpite in questo momento tra le 150 e le 200mila giovani tra i 12 e i 25 anni. A cui bisogna aggiungere un numero imprecisato di casi atipici e non altrimenti classificati: il totale dei giovani coinvolti sarebbe così superiore a mezzo milione. Un’enormità. Che per limitare bisognerebbe inziare a combattere con strategie diverse e alternative, sicuramente meno rigide rispetto a quelle imposte negli ultimi anni.
A rendere noti questi allarmanti dati è stata, il 12 marzo a Roma, la “Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare”, Sisdca, che con l’occasione ha presentato anche alcune proposte innovative per migliorare la cura di queste patologie. L’esito delle cure oggi risulta favorevole nel 70% dei casi: nel restante 30% dei casi la malattia diventa cronica e sempre più difficile da debellare.
“Si tratta di patologie in continuo aumento – ha dichiarato Roberto Ostuzzi, presidente di Sisdca – tanto da rappresentare ormai un vero allarme socio-sanitario”. Ma il dato più preoccupante è che “fare accettare una terapia a chi soffre di un disturbo alimentare è particolarmente difficile per la natura stessa della malattia ed è proprio questo elemento che determina la frequente cronicizzazione della patologia”.
E’ quasi sempre molto difficile convincere una giovane ad ammettere il suo malessere e a curarsi: “la terapia per essere accettata ha bisogno di un preciso percorso – ha detto sempre Ostuzzi – che cerchi di coinvolgere le ragazze e creare con loro la necessaria relazione. Nelle situazioni più gravi a volte è necessario ricorrere a trattamenti salvavita coercitivi”.
Tuttavia questa ultima estrema eventualità sarebbe molto difficile dal praticarsi a causa dell’esclusività di trattamento riservata a determinate strutture: servirebbero quindi “nuove modalità operative – sottolinea il presidente del Sisdca – che possano risultare più utili e praticabili invece che ricorrere al trattamenti sanitari obbligatori tramite i servizi Psichiatrici”.
In pratica il trattamento sanitario obbligatorio per anoressia nervosa e per bulimia è, in Italia, rarissimo; mentre nei Paesi anglosassoni è almeno quindici volte più frequente.
Secondo gli esperti di disturbi del comportamento alimentare sarebbe ancora diffusa l`opinione che questa possibilità non si possa applicare nella maggior parte dei casi di rifiuto delle cure e così anche nei disturbi dell`alimentazione: nei disturbi alimentari il rifiuto non riguarda tuttavia le cure in generale, ma solo il cambiamento del comportamento alimentare, necessario al recupero di peso. Un cambiamento che diventa necessario, indispensabile, nella fase critica di pericolo di vita.
E nei giovani questo rischio diventa “elevatissimo”, sia per malnutrizione sia per le sue complicanze somatiche e psichiche. Per la Sisdca è allora necessario rivedere le procedure di attivazione del trattamento sanitario obbligatorio per queste patologie, coinvolgendo sul piano valutativo i medici delle strutture dedicate alla cura dei disturbi del comportamento alimentare e dedicando ai ricoveri coatti strutture medico-psichiatriche specializzate in questi disturbi e non solo quelle psichiatriche, come i Servizi psichiatrici di diagnosi e cura.
La ricerca ha destato interesse anche a livello istituzionale: il Ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, ha ritenuto i risultati emersi “particolarmente allarmanti”. Per questo “il Governo darà presto una risposta a questo fenomeno. Con Francesca Martini, Sottosegretario alla Salute, – ha continuato – stiamo mettendo a punto una campagna di sensibilizzazione che coinvolga oltre ai ragazzi anche le famiglie, la scuola e gli operatori sanitari”.