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Esame di Stato secondo ciclo, secondo il Ministro bisogna chiamarlo “maturità”; ma forse vorrebbe dire assegnargli un compito troppo impegnativo

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Il ministro Valditara dice che vorrebbe ripristinare il termine “esame di maturità” anche per contribuire a modificare l’idea dell’esame attuale.
Si tratta, secondo il Ministro, di ribadire che l’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione ha anche la funzione di “certificare” la maturità complessiva dello studente che esce dal percorso formativo. Valditara si chiede anzi per quali motivi tale espressione sia stata cancellata.

Una spiegazione si può trovare nella relazione introduttiva al disegno di legge che nel 1997 venne approvato dal Parlamento italiana: “Per la verità – spiegava la relatrice di maggioranza Graziella Pagano, senatrice del PDS – mi pare non privo di notevole significato aver rinunciato alla stessa definizione di ‘esami di maturità’, definizione che necessariamente assegnava al momento della verifica finale compiti troppo impegnativi”.
“Più correttamente –
aggiungeva la relatrice – si tratta di esami ‘conclusivi’ dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore che ovviamente sono destinati ad accertare l’insieme di abilità che gli studenti hanno conseguito nel corso degli studi e le loro complessive capacità di elaborazione della dimensione culturale offerta dallo specifico corso di studio”.

L’espressione “maturità” risaliva alla riforma Gentile del 1923 che però riservava questo termine all’esame conclusivo dei licei classico e scientifico. Successivamente il termine venne riferito anche ad altri percorsi fino a quando nel 1969, con la cosiddetta “riforma Sullo” gli esami finali delle scuole superiori vennero di fatto considerati di fatto tutti equivalenti fra di loro in quanto vennero modificate profondamente le regole per l’iscrizione all’università con la completa “liberalizzazione” degli accessi.

Per la verità la riforma dell’esame (che continua va a chiamarsi “maturità”) doveva essere provvisoria; dopo un paio di anni di sperimentazione si sarebbe dovuto mettere mano ad una riforma più radicale sia dell’esame sia dell’intero sistema di istruzione secondaria.
Le cose, come sappiamo, andarono diversamente tanto che la “filosofia” dell’esame riformato nel 1969 non è cambiata nei decenni successivi.