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“Esodati”, ancora appelli per salvarli. Ma i ‘Quota96’ della scuola sono un’altra cosa…

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Non si arresta il flusso di appelli a favore di una soluzione per i circa 3.500 pensionandi della scuola rimasti in servizio, anche per diversi anni, a causa dell’introduzione a regime immediato della riforma delle pensioni. A far alzare le quotazioni sull’esito favorevole della questione è il fatto che a schierarsi per l’introduzione di una deroga per i lavoratori della scuola, cui è stato negato di mantenere il sistema previdenziale precedente sino al termine dell’a.s. 2011/12, sono diversi esponenti politici i cui schieramenti sostengono il Governo in carica.
Il 20 giugno è tornata alla carica Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola, Università e Ricerca del PdL, cui non è sfuggito l’impegno sottoscritto dal premier Letta di risolvere la telenovela degli “esodati” (a dire il vero il termine non riguarda propriamente i dipendenti della scuola ma in particolare coloro che sono rimasti senza lavoro e senza pensione…). In ogni caso, ha spiegato la deputata del Partito delle libertà, la soluzione, “non può non riguardare anche la spinosa e ingiusta situazione dei lavoratori della scuola”, perché "il problema di coloro che rientrano nella cosiddetta ‘Quota 96’, bloccati dalle maglie mal annodate della riforma Fornero, va risolto con assoluta urgenza. Come potremo altrimenti affrontare i temi del ricambio generazionale dei docenti, del precariato da assorbire e di nuovi criteri di reclutamento da introdurre – si chiede Centemero – se costringiamo il personale scolastico che ha già maturato i requisiti pensionistici a rimanere in servizio a causa di un errore?".
In attesa di capire se gli appelli, tutti nella stessa direzione, verranno accolti dai colleghi che siedono sui banchi del Parlamento, riteniamo doveroso fare una precisazione. Riguarda il termine “esodati”: si tratta di un vocabolo che nasce per indicare tutti coloro che hanno deciso di lasciare volontariamente il lavoro,accettando il licenziamento o di essere posti in mobilità,previa corresponsione da parte della propria azienda di una quota di “buonuscita”. Una situazione che, francamente, non può essere associata a quella del personale della scuola. I quali sono rimasti al loro posto di lavoro, senza riscuotere alcuna incentivo.
Ciò non toglie che per loro, stiamo parlando di ultrasessantenni, quasi tutti con oltre 35 anni di contributi e al limite dello sfinimento psico-fisico per aver retto l’urto di tante generazioni di giovani studenti, il disagio non sia notevole. La precisazione però è d’obbligo: non chiamiamoli più esodati.

Fateci sapere come si potrebbero allora definire i circa 3.500 docenti, Ata e dirigenti della scuola rimasti incastrati nelle strette maglie della riforma Fornero: scrivetelo a [email protected]

Qui di seguito, le prime proposte dei lettori sul termine più corretto che bisognerebbe adottare per il personale della scuola al posto di "esodati":

sequestrati, proposto da Alberto Patelli

– inchiodati, proposto da Davide Neri

– prigionieri politici, proposto da Franco Spirito

intrappolati, proposto da M. Angela Lufrano e Carla Guerra

esasperati 96, proposto da Francesco Terracciano e da Paola Zambonelli

incaprettati, proposto da Pirro53

sodomizzati, proposto da Cesare D’Agostino

… semplicemente i Quota 96, proposto da Kalmia

ingabbiati, proposti da Giuseppe Chirizzi e da Adriana Sardella

incollati o bloccati, proposti da Tea Vergani

stressati e presi in giro, proposto da Nicla Bartalini

cancellati e inesistenti, proposto da Angelica Bertolini

umiliati dallo Stato, proposto da Marco Tina

infornerati, proposto da Ettore Giordano

prigionieri della politica, proposto da mggiuliana

esudati 96 (per lo spreco di energie e di sudore sui pc alla ricerca di notizie…), proposto da Donato Caracciolo

ingannati, proposto da Tiziana Misantone

coccodrilliti (dalle lacrime di coccodrillo della Fornero), proposto da Angelo Cotugno

derubati o rapinati, proposto da Patrizia Edifizi

torlupinati, vituperati e offesi, proposti da Flavio Giantin

cime tempestose (per l’alta età anagrafica e l’elevato numero di contributi versati), proposto da Rosa Bassi