Home Archivio storico 1998-2013 Personale Fenomenologia dell’estremismo

Fenomenologia dell’estremismo

CONDIVIDI

Ma quale evidenza dare allora al termine “estremista”?
La parola deriva, sulla base del dizionario etimologico, da “estremo” che è superlativo di exter ed exterus con radice che prende le mosse da “ex” che significa appunto fuori e quindi che è il più fuori di tutti e dunque estremità. Ciò significa che tutte le parole che hanno come prefisso “ex”, indicano azioni e nomi fuori dall’ordinario, simile a: extracomunitario (fuori dalla comunità europea) con tutte le derivazioni insite anche nell’altro prefisso “extra”.
Che sono tutti termini, quelli derivati da “ex” e da “extra”, utili per indicare estremismi, ed estremisti, che taluni dirigenti, scolastici e no, hanno adottato nel tentativo di bollare chi ne ha scoperto le magagne.
Si diventa quindi “ex” nel momento in cui, non avendo argomenti idonei ed equilibrati, si mette la marcia allo slogan, anche perché si diffida delle domande e delle argomentazioni e soprattutto si vorrebbe escludere (da: ex-claudere e quindi chiudere fuori) da un consorzio, da una organizzazione e perfino dalla scuola, se si potesse.
Tuttavia chi accusa di estremismo, che in quanto accusatore si spaccia per moderato, molto spesso è ancora più estremista dell’accusato stesso di estremismo che tuttavia aspetta sempre una dimostrazione che l’accusatore, che si spaccia per moderato, non riesce a dare, risultando quindi più estremista dell’accusato di estremismo stesso.
Ma l’estremista più incarognito, e che magari si veste di moderato, è quello che usa diffamare di estremismo senza qualificarsi, senza dire chi sia e da dove nasce nei confronti degli altri l’accusa di estremismo: un diffamatore occulto insomma che tante volte è pure supportato da conniventi, apparentemente esterni al suo estremismo, ma che, in quanto tali, sono “estremisti” alla stessa stregua.
L’attacco dell’estremista subdolo è anche quello portato avanti in modo da pararsi dalle accuse di “ex” persona perbene, e non in quanto lo è stato prima e ora non più, ma in quanto fuori, extra, dalla categoria dei coretti e dei leali.
L’estremista che viene trovato con le mani nella refurtiva, siccome è un “extra”, ma in quanto “fuori” dal consesso civile, accusa tutto il mondo di essere ladro come lui in quanto gli è difficile riconoscere, essendo un “ex”, che lui solo sia già “ex”, nel senso di estremo e al di fuori e all’estremità ultima del consesso civile.
Perché ci addentriamo in questi meandri linguistici e definitivi, nel senso della “definizione” di un termine che in quanto tale segna il confine, termine appunto o anche de-termine, di un concetto?
Molto semplice. Di estremismo vengono molto spesso bollati dei docenti quando pretendono dai dirigenti, che sono pochi in vero, l’applicazione della legge e l’osservanza del contratto di lavoro, almeno quel che resta. E non avendo questi presidi, pochi in vero, altra argomentazione a loro favore o altro appiglio legale, accusano i prof, che tentano di capire o che chiedono chiarimenti, di essere “estremisti” e in quanto tali da non ascoltare e per conseguenza da ex-cludere.
Una razza padrona insomma, questi pochi dirigenti, che essendo “estremi” non tollerano interferenze esterne, “exter”, al loro interno, “inter”.