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Galimberti: “Ho detto ad una signora di dare il telefono al figlio a nove anni. Se non glielo dà lo priva della socializzazione”

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Il docente e filosofo Umberto Galimberti ha partecipato alla puntata del 28 aprile de La Torre Di Babele, in onda su La7. Qui l’esperto ha parlato di varie tematiche, tra cui l’educazione e il nostro rapporto con i mezzi di comunicazione digitali.

“I telefonini sono inevitabili”

“I telefonini sono inevitabili. Ho detto ad una signora di dare il telefonino al figlio in quarta elementare. Perché? Perché se non glielo dà lo priva della socializzazione, non di un mezzo tecnico. Un mezzo tecnico non è solo tecnico”, ha detto.

“La comunicazione avviene attraverso questi strumenti, quindi non posso non averli se non a costo di essere de-socializzato. Non sono libero di non avere il computer. La tecnica ormai governa il mondo”, ha aggiunto, fornendo uno spaccato della nostra società.

Galimberti: “Scuola clinica psichiatrica”

Galimberti parla spesso di scuola. Qualche settimana fa l’esperto l’ha definita una “clinica psichiatrica”.

“La scuola elementare sembra che sia diventata una clinica psichiatrica, sono tutti discalculici, disgrafici, dislessici, asperger, autistici, ma chi l’ha detto? Ai tempi miei non c’erano queste condizioni, c’era uno che era più bravo e quell’altro un po’ meno bravo che poi si esercitava e diventava bravo”, queste le sue parole.

Per Galimberti infatti l‘aumento esponenziale delle certificazioni per i Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) tra gli studenti sarebbe dovuto alle scelte dei genitori che “inseguono” la certificazione medica per avere la strada spianata. “È la strada dell’ignoranza, purché siano promossi – dice – perché ai genitori interessa questo, non la formazione”.

“Gli insegnanti di sostegno devono essere preparati e non semplicemente residuali di quelli che non hanno avuto la cattedra e dovrebbero essere dati a chi ha veri problemi psicologici e psichiatrici, non al dislessico. Perché patologizzare tutte le insufficienze?”, aggiunge Galimberti.