Home Personale Gi insegnanti? Sempre più stressati. Lo studio e le “possibili” soluzioni

Gi insegnanti? Sempre più stressati. Lo studio e le “possibili” soluzioni

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Una ricerca dell’Università di Padova e del Centro Studi Erickson, che ha coinvolto quasi 2.000 insegnanti in tutta Italia e pubblicato sull’International Journal of Educational Research, ha rilevato che i prof hanno alti livelli di stress cumulativo.

Lo dice la ricerca scientifica ma lo si sapeva già a livello anche pratico, sentendo le lamentele dei docenti e gli accadimenti giornalieri che li riguardano, nei rapporti con le famiglie e coi dirigenti.

Ripreso questo studio da varie testate, prendiamo spunto da quello pubblicato dal Domani dove leggiamo che il rischio più frequente dello stress è costituito dalla burocrazia scolastica che aumenterebbe la frustrazione degli insegnanti, riducendo il tempo dedicato alle lezioni. Segue la mancanza di riconoscimento sociale e il poco apprezzato per il loro contributo professionale. E infine le relazioni non idilliache con colleghi e famiglie e con i dirigenti, compresa la diffusa mancanza di opportunità di carriera. 

Niente di nuovo allora, anche perchè i risultati confermano, aggiornandoli, quanto da sempre riscontrato relativamente al sovraccarico burocratico e alla sottovalutazione della professione

Per quanto riguarda invece il supporto psicologico ha visto la sua limitata accessibilità nelle scuole, mentre avrebbe trovato spazio in famiglia. Di aiuto è risultato il dedicarsi a sé stessi nel tempo libero, mentre i prof troverebbero un’intensa soddisfazione nelle relazioni con gli studenti, rafforzando l’evidenza che gli aspetti intrinseci dell’insegnamento migliorano la motivazione e la resilienza.

In ogni caso, secondo il modello utilizzato dalla ricerca, lo stress deriverebbe dall’accumulo prolungato di molteplici fattori interagenti, per cui, per superarli,  occorrerebbe innanzitutto ridurre gli oneri burocratici e poi, relativamente alla mancanza di riconoscimento, investire in percorsi di carriera strutturati, programmi di tutoraggio e iniziative di riconoscimento formale per migliorare la soddisfazione, l’attrattiva e la permanenza sul lavoro. E infine un robusto supporto da parte di colleghi e familiari degli alunni compreso quello psicologico professionale.

Tuttavia, lo studi direbbe pure che si dovrebbero meglio sfruttare le fonti chiave di soddisfazione lavorativa, come le relazioni con gli studenti e il coinvolgimento intellettuale, che proteggono dallo stress.