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Gli 80 euro della discordia, mamma prof monoreddito con due figli scrive a Renzi: perché a me no?

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Perché un insegnante monoreddito con due figli non ha percepito gli 80 euro di aumento introdotti dal Governo, mentre altri dipendenti, anche single e con meno esigenze, li hanno ricevuti? A chiederlo al premier Renzi, attraverso una lettera al settimanale Famiglia Cristiana, è una docente delle superiori che non ha avuto alcun aumento in  busta paga, a differenza di alcuni amici oggettivamente meno bisognosi di incrementi stipendiali.

“Carissimo Matteo Renzi – scrive l’insegnante – sono una mamma e ho deciso di cogliere l`invito che hai rivolto agli italiani di farti proposte, sottoporti dubbi o eventuali critiche al tuo operato e alle scelte del tuo Governo”. Ebbene, “anch`io, come tante mamme italiane, ho salutato con un plauso lo stanziamento dei ‘famosi 80 euro’. Però, li ho letteralmente ‘salutati’, nel senso che nella mia busta paga (sono un`insegnante presso una scuola secondaria) non c`erano proprio! Nella busta paga di una coppia di miei amici, che hanno due figli, ce n`erano 80 per ciascuno. In quella di un mio conoscente ‘single’ c`erano 80 euro solo per lui. Già, dimenticavo – conclude la prof – che con il mio stipendio io sforo il tetto dei 25 mila euro e nulla importa se il mio nucleo familiare è composto da quattro persone e lavora solo la mamma!”.

Il Governo, in effetti, ha già affrontato la questione. Tanto è vero che per alcune settimane di fine primavera si è parlato di allargamento degli 80 euro, garantiti sino a fine 2014, alle famiglie con più figli, elevando solo per loro il “tetto” dei 26mila euro. Solo che la carenza di fondi ha spostato il discorso a fine anno, con l’approvazione della Legge di Stabilità. Nel frattempo, però, la discrepanza crea malumori. Soprattutto nel mondo della scuola, dove solo un terzo dei docenti ha ottenuto l’aumento di 80 euro in busta paga.

Vale la pena ricordare che il bonus riguarda solo i possessori di reddito complessivo non superiore a 24mila euro: in tal caso “scattano” gli incrementi complessivi pari a 640 euro; in caso di superamento del limite di 24mila euro, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito totale di 26mila euro. E siccome in questa fascia si collocano tantissimi insegnanti, viene da sé che per loro la detrazione sarà inferiore ai tanto decantati 80 euro. Per chi sfora, la maggior parte dei prof italiani, non è previsto invece alcun aumento.

L’azzeramento, ha scritto polemicamente l’Anief accostando il bonus ad una “polpetta avvelenata”, riguarda infatti “il 60% degli insegnanti. Al di sotto della soglia dei 1.500 euro netti di stipendio – spiega il sindacato – si collocano gli assistenti amministrativi e tecnici, oltre che i collaboratori scolastici. Stiamo parlando orientativamente di 200mila unità di personale. A beneficiare del bonus saranno infatti all’incirca la metà dei 330mila maestri d’infanzia e dei docenti della scuola primaria. E poco più del 30% degli insegnanti della secondaria di primo grado (170 mila) e di secondo grado (235 mila). Su 935mila docenti in servizio quest’anno nella scuola pubblica, percepiranno il bonus quindi mezzo milione di dipendenti. Tra i prof solo 300mila su 735mila totali: quindi, complessivamente, solo quattro su dieci”.

A rendere ancora più amara la faccenda ci si è messo anche il Mef: attraverso una comunicazione ufficiale, di alcuni giorni fa, ha spiegato che l’aumento corrisposto con le buste paga del mese di maggio è solo ipotetico, perche il credito è stato determinato sul reddito presunto e non effettivo. A fine anno, in fase di conguaglio, sarà poi determinata l’effettiva spettanza in base al reddito complessivo reale e ai giorni lavorati.

Queste considerazioni sono quelle che ora stanno facendo tanti lavoratori della scuola rimasti esclusi dal bonus. In particolare quelli con figli. “Ma quand`è che penserete al ‘Fattore Famiglia’, alle famiglie reali e non solo ai numeri sulla carta?”, conclude la mamma delusa.

Anche il giudizio del settimanale dei Paolini, don Antonio Sciortino, attraverso il direttore, è severo: il rimando al prossimo anno dell`allargamento del bonus degli 80 euro per le famiglie monoreddito più numerose è un esempio di “dimenticanza” e una “profonda ingiustizia”, tanto più “quando si dilapidano in corruzione centinaia di milioni di soldi pubblici”: “A chi ruba nella pubblica amministrazione andrebbero sequestrati i beni – sostiene il responsabile di Famiglia Cristiana citando il caso del Mose – come si fa per la malavita organizzata. Assegnandoli, magari, alle famiglie numerose, come risarcimento”.

“La velocità che Renzi mette in altri contesti, con piglio decisionista, sarebbe auspicabile anche a sostegno delle famiglie. Eppure, il suo principale collaboratore, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sa quanto costa crescere dei figli, avendone ben nove!”, scrive don Sciotino. La stoccata finale è per l’Esecutivo in carica: “le famiglie hanno pazienza, sono abituate a tirare la cinghia e ad andare avanti lo stesso. Ma non era questo che ci si aspettava dal nuovo Governo Renzi”.