Home Attualità I nodi da sciogliere presto sulla maturità: sarà a distanza?

I nodi da sciogliere presto sulla maturità: sarà a distanza?

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L’intenzione dichiarata dalla ministra Azzolina è di garantire un esame di stato serio, che tenga conto dello sviluppo reale degli apprendimenti, e di “proporre una commissione formata da soli membri interni e con presidenti esterni”.

Ma gli sviluppi della situazione epidemiologica possono complicare il quadro e aprire altri scenari possibili. Proviamo a elencare una serie di interrogativi in attesa di urgente risposta sul piano decisionale, perché mancano ormai meno di tre mesi al fatidico 17 giugno fissato per la prova d’italiano e le famiglie insistono per avere certezze.

Si tornerà davvero a scuola?  “Si tornerà a scuola se e quando, sulla base di quanto stabilito dalle autorità sanitarie, le condizioni lo consentiranno”, ha detto la ministra.

Ma, sugli esami di stato, bisogna decidere adesso. Le richieste delle famiglie e delle scuole si fanno pressanti. Esigono una decisione che non dipenda dai dati sanitari comunicati di settimana in settimana. I maturandi non possono sapere un mese prima come sarà l’esame conclusivo. Chi è ai vertici del ministero deve ormai prendersi la responsabilità di decidere sulla base delle maggiori probabilità.

L’esame sarà a distanza? Se non è possibile prevedere con sicurezza di riportare nelle aule 500mila studenti e commissioni al completo, bisogna organizzarsi da subito per la soluzione a distanza. Del resto le università stanno laureando gli studenti online, potrebbe farlo anche la scuola con la maturità. Se questo è lo scenario più probabile, l’esame va però ripensato sostanzialmente.

Che cosa valorizzare? Certamente il curricolo, il credito maturato, il percorso fatto dallo studente negli ultimi tre anni. Si tratta di valorizzare al massimo questo aspetto, secondo criteri di serietà ed equità.

E le prove scritte? Probabilmente sono da ripensare del tutto. Riguardo alla prima prova, gli studenti quest’anno non hanno avuto il tempo di fare congrue esercitazioni e simulazioni. Inoltre fare un tema da remoto sarebbe un’incognita da vari punti di vista. Idem per la seconda prova, specialmente negli istituti tecnici e professionali, nei quali negli ultimi mesi non è stato possibile svolgere la didattica nei laboratori che è parte fondamentale dell’indirizzo scelto (o si è svolta al minimo laddove si è riusciti ad attivare i “laboratori digitali”).

Solo esame orale? La prova orale in videoconferenza sarebbe la soluzione più semplice sul piano organizzativo, un modello già sperimentato dalle università.

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Anche se il colloquio si dovesse svolgere in videoconferenza sarebbe comunque possibile per lo studente esporre la sua “breve relazione” sulle attività svolte, indicando le competenze specifiche e trasversali acquisite, la ricaduta sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma. Insomma su questo si può applicare quanto previsto dalla normativa vigente.

E le prove Invalsi? Anche sull’Invalsi bisogna decidere rapidamente. Legarlo all’esame di stato appare sempre più irrealistico se non si torna a scuola.

Come potrebbero cambiare la valutazione e l’attribuzione del punteggio? Intanto appare chiaro che un peso preponderante spetta al curricolo, al percorso svolto anche a distanza, puntando a una valutazione formativa che tenga in considerazione gli aspetti nodali delle discipline e tutti gli elementi di crescita dello studente. Quanto al punteggio, dipenderà dall’effettiva possibilità di svolgere le prove scritte. Nel caso del solo esame orale a distanza, anche l’attribuzione del punteggio dovrà cambiare.

Tutte le parti chiedono certezze, bisogna fare presto. Ormai i tempi stringono. Sull’esame conclusivo in particolare bisogna decidere adesso per dare risposte certe alle domande degli studenti e delle famiglie.

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