
L’intelligenza artificiale potrebbe fare il suo ingresso ufficiale tra i banchi di scuola. Dopo un anno di sperimentazioni promosse dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, ora la maggioranza di centrodestra accelera con una proposta di legge firmata da Forza Italia per introdurre un’ora settimanale di IA, a partire dalla scuola secondaria di primo grado.
La proposta, annunciata dalla deputata Chiara Tenerini durante la presentazione del volume Dal cyberbullismo all’Intelligenza Artificiale: Diritti e Tutela dei Minori nel Mondo Digitale, prevede un insegnamento curricolare affidato a docenti di materie scientifiche, con il supporto di esperti del settore. L’obiettivo? Fornire agli studenti “una preparazione adeguata rispetto all’evoluzione repentina del mondo digitale”. Cinque gli articoli della legge, che stanzia 20 milioni di euro l’anno per coprire i costi di formazione docenti, materiali e aggiornamenti professionali.
“L’avvento dei social è stato subito passivamente dalle nuove generazioni — ha dichiarato Tenerini come riporta Repubblica —. Non possiamo permettere che accada lo stesso con l’intelligenza artificiale. Dobbiamo educare i giovani a conoscere questo potentissimo strumento, perché solo la consapevolezza può proteggerli dai rischi del digitale”.
L’intelligenza artificiale entra in classe: cosa ne pensano i docenti? Risultati indagine Tecnica della Scuola e INDIRE
Ma l’introduzione dell’IA nella scuola è un tema che divide. Se da un lato c’è entusiasmo, dall’altro permane una certa diffidenza, anche tra gli stessi studenti. Secondo un’indagine della Tecnica della Scuola in collaborazione con INDIRE condotta su oltre 2.700 docenti italiani, più di 1.000 (circa il 38%) utilizzano già regolarmente strumenti di intelligenza artificiale nella didattica. Tra questi, il 52,4% impiega l’IA per supportare l’insegnamento, mentre il 10% lo fa come strumento compensativo per studenti con bisogni educativi speciali. Tuttavia, molte scuole lamentano carenze strutturali, mancanza di tempo o formazione adeguata, e problemi legati alla privacy.
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E tra gli studenti?
Anche tra gli studenti il quadro è sfaccettato: il 75% ammette di usare l’IA per fare i compiti, ma il 58% dichiara di non fidarsi pienamente dei risultati ottenuti. E tra i docenti prevale l’idea che l’IA sia una risorsa utile, ma da maneggiare con cautela. Secondo i dati, molti insegnanti ne riconoscono il potenziale nel facilitare l’apprendimento autonomo, migliorare la personalizzazione delle lezioni, simulare scenari e predisporre materiali didattici. Ma oltre la metà teme che, usata senza spirito critico, possa portare a contenuti fuorvianti o diventare un elemento di distrazione.