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Il mobbing del preside può determinare un danno biologico: assistente risarcita con 32mila euro

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Fare mobbing al personale può costare caro al preside. E pure al Miur.

Perché qualora l’azione martellante del dirigente scolastico sia particolarmente lesiva, il giudice può far rilevare il danno biologico.

È quanto accaduto in Sardegna: dopo un’interminabile causa, il tribunale del lavoro ha infatti accertato questo tipo di danno venutosi a determinare su un’assistente amministrativa alle dipendenze della scuola condotta dal capo d’istituto con modi ritenuti vessatori.

Ora, il ministero dell’Istruzione dovrà pagare all’amministrativa circa 32mila euro di risarcimento, più 12mila di spese processuali e i relativi interessi maturati sino all’effettiva data della liquidazione che ancora non c’è stata.

La vicenda processuale ha avuto inizio oltre 10 anni fa, nel 2006, quando l’assistente amministrativa di Macomer, in servizio presso un istituto tecnico della provincia di Nuoro, avviò la causa di mobbing presso il Giudice del Lavoro di Oristano, proprio a seguito dell’atteggiamento tenuto nei suoi confronti dall’allora dirigente scolastico. Dopo un susseguirsi di sentenze, appelli e controricorsi, lo scorso 12 aprile è arrivata la sentenza definitiva con il cospicuo risarcimento per via del danno biologico accertato da una commissione medica super partes.

“Il tribunale ha prima verificato l’esistenza del comportamento anomalo tenuto nei miei confronti da parte del dirigente scolastico – dichiara alla Tecnica della Scuola Giannina Piga, la lavoratrice che ha avviato la causa -: questa è naturalmente per me una grande vittoria. Spero ora che possa essere utile a tutti quelli che purtroppo sono vittime di determinati atteggiamenti. Anche perché il parere espresso dai giudici farà giurisprudenza, visto che è tra i primi casi del genere, forse il primo in assoluto, in ambito scolastico”.

 

Signora Piga, perchè denunciò il suo preside?

Ero oggetto di continue vessazioni. Ma presto decisi di reagire.

 

Che tipo di denuncia decise di condurre assieme al suo legale?

Prima tentai direttamente la strada penale, la quale però, a causa di mancanza di legislazione in merito al mobbing, venne archiviata. A quel punto, andai avanti con una causa civile. Fu una durissima prova, con testimonianze, innumerevoli certificati medici, in particolare del Cim, e pure di medicina del Lavoro. Lo stress salì a livelli vertiginosi.

 

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Quando capì che i giudici le stavano dando ragione?

Nel maggio del 2014, quando arrivò la prima sentenza (non definitiva perché bisognava ancora stabilire il quantum del risarcimento), con un primo punto fermo e a mio favore: il dirigente venne infatti riconosciuto autore del mobbing. Ma venne anche estromesso dal giudizio, perchè non rivestiva il “ruolo” formale di datore di lavoro: quindi la partita si aprì contro il Miur.

 

A quel punto, come cambiò il procedimento?

Il giudice dispose una consulenza tecnica per verificare la “lesione dell’integrità psico-fisica” dovuta alle vessazioni. Sulla base di quell’esito, il Miur è stato condannato al risarcimento del danno biologico per il comportamento causato dal dirigente scolastico. Con la sentenza emessa lo scorso aprile, il Tribunale ha infatti disposto la liquidazione del danno e il pagamento di tutte le spese processuali.

 

Quindi il dirigente scolastico non è stato chiamato in causa per il risarcimento danni nei suoi confronti?

Sino ad oggi no. Ma poiché la responsabilità professionale dei dipendenti del Miur è soggettiva, è pressoché certo che il ministero dell’Istruzione si avvarrà del ricorso alla Corte dei Conti affinché il danno venga poi addebitato all’autore effettivo del mobbing.

 

Oltre al risarcimento, cosa le rimane di questa esperienza?

Una sensazione positiva, perché alla fine ha prevalso la giustizia. Spero che quanto accaduto a me possa servire a tutti coloro che subiscono, troppo spesso in silenzio: devono farsi coraggio e denunciare i fatti.

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