Home Archivio storico 1998-2013 Generico Il mondo è in pericolo

Il mondo è in pericolo

CONDIVIDI

A dipingere un ‘futuro’ più violento e povero per il mondo è una bozza del rapporto dell’Intergovernmental Panel of Climate Change, l’organizzazione intergovernativa creata dall’Onu che si è aggiudicata il premio Nobel nel 2007 insieme ad Al Gore.
Le conseguenze del riscaldamento globale si faranno sentire soprattutto sui più deboli, ma nessuno potrà sfuggire: la crescita economia mondiale rallenterà e il divario fra ricchi e poveri si accentuerà. Il rapporto, che sarà ufficialmente pubblicato in marzo e che sarà oggetto di revisione nei prossimi mesi, fotografa come il riscaldamento globale stia già avendo effetti sullo stile della vita della popolazione e cerca di delineare quello che accadrà in futuro, incluso un forte calo del reddito che peggiorerà la piaga della povertà, che sarà esacerbata soprattutto nei paesi a medio e basso reddito. ”Nel 21mo secolo l’impatto del riscaldamento globale rallenterà la crescita economica e la riduzione della povertà – si legge nel rapporto -, erodendo la sicurezza alimentare”.
L’aumento delle temperature ridurrà infatti la produzione di granturco mettendo a rischio le forniture alimentari globali e facendo salire i prezzi in un momento in cui la richiesta di cibo è in aumento. L’aumento delle temperature causerà un calo della produzione di granturco fino al 2% ogni dieci anni per il resto del secolo. I rischi per l’agricoltura sono particolarmente elevati per i ”paesi tropicali, considerato anche il maggior tasso di povertà mette in evidenza il rapporto, in cui gli scienziati descrivono anche un mondo naturale in agitazione, con piante e animali che colonizzano nuove aree per cercare di fuggire all’aumento delle temperature, con il rischio di estinzione. Il rapporto però mette in evidenza come non sia ancora troppo tardi per ridurre le emissioni così da ridurre i futuri rischi del cambiamento climatico. E invita alla pazienza: a fronte di forti investimenti per limitare le emissioni nocive, i risultati non saranno immediati e probabilmente non saranno osservabili prima della fine del secolo (Ansa)