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Il Tar del Lazio concede la sospensiva sui tagli alle ore intermedie delle superiori

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Se il Tar del Lazio non è accordato la sospensiva delle circolari ministeriali sugli organici e sulle iscrizioni, malgrado le istanze dei ricorrenti siano state sostanzialmente ritenute fondate, lo stesso Tribunale ha però accolto il ricorso dello Snals-Confsal sull’infondatezza della riduzione che il Miur adotterà già a partire dal prossimo anno nelle classi intermedie di tecnici e professionali: l’ordinanza, che riporta la stessa data di quella riguardante i ricorsi presentati da comitati e Flc-Cgil, quindi il 19 luglio, prevede che ora il Miur dovrà necessariamente chiedere il parere sulla questione (la laicità di tagliare “in corsa”, dopo aver svolto almeno un anno con il vecchio ordinamento) al Consiglio nazionale della pubblica istruzione. Non è possibile, infatti, attuare unilateralmente, come ha fatto il ministero dell’Istruzione con il decreto del 15 marzo scorso, incidere pesantemente sull’orario delle seconde, terze e quarte classi degli istituti tecnici e sulle seconde e terze dei professionali (non le prime classi, direttamente coinvolte nei nuovi quadri orari della riforma).
In tal modo viene accolta in pieno la richiesta del sindacato autonomo, che nel ricorso reputava inammissibile agire sull’orario delle classi senza consultare “l’organo collegiale posto al vertice della struttura di autogoverno della scuola” oltre chetitolare di rilevantissime funzioni di carattere consultivo in materia di ‘governo’ della scuola. Ed il suo parere, secondo il Tar, seppure non vincolante, rappresenta una grave mancanza giuridica.
È probabile, ma al momento non è ancora disponibile per intero l’ordinanza del Tar, che sulla decisione dei giudici di primo grado abbiano pesato anche le altre due non irrilevanti incongruenze denunciate dallo Snals: la prima è che la riduzione delle classi intermedie ha introdottouna modificazione dei curricula scolastici per gli anni di corso successivi al primo, modificando ex post il patto formativo sottoscritto con la scuola al momento della iscrizione al primo anno di corso. La seconda è che la riduzione si effettuerà solo “sulle classi di concorso con non meno di tre settimanali, cioè a dire proprio sugli insegnamenti qualificanti e caratterizzanti dei rispettivi indirizzi. E la scelta del Miur, di eliminare proprio le ore professionalizzanti, sarebbe stata reputata dal sindacato in palese “contrasto con la finalità di consentire agli studenti il conseguimento e lo sviluppo della specifica formazione diretta a consentire l’inserimento nella filiera ‘tecnologica’, o in quella ‘produttiva’ che costituisce la dichiarata finalità dei due ordini di scuole in discorso”.
Cosa accadrà ora? Prima di tutto la decisione del tribunale costringerà viale Trastevere a rivolgersi al Cnpi: le complesse operazioni di avvio del nuovo anno scolastico, i cui tempi di attuazione sono ridotti dall’imminente pausa estiva, necessitano infatti di indicazioni certe. Ma le speranze che l’organo superiore dia l’assenso alla riduzione delle ore sono ridotte al lumicino. Esattamente un anno fa, il 22 luglio 2009, il Cnpi durante un’audizione aveva giudicato “inaccettabile e improponibile” l’ipotesi di modificare già a partire dal successivo anno scolastico i moduli orari. Anche perché la loro adozione non avrebbe potuto garantire “i tempi indispensabili per gestire il passaggio dai vecchi al nuovo ordinamento” senza ledere “il diritto alla continuità educativa” degli studenti. Al di là del giudizio, la vera incognita al momento rimangono comunque i tempi. Se il Cnpi dovesse prendersela comoda, il Miur si ritroverà con un’altra questione spinosa sul tavolo. Che riguarda alcune centinaia di migliaia di studenti, ma soprattutto diverse migliaia di docenti (di ruolo e precari) che se le ore dovessero realmente essere riassegnate potrebbero rimanere dove erano quest’anno. Oppure, come nel caso dei precari, riuscire a “strappare” una supplenza (magari uno spezzone) piuttosto che rimanere in attesa di tempi migliori.