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In Italia si investe ancora poco in istruzione

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In Italia il rendimento dell’investimento in istruzione risulta ancora basso e questo che si riflette nel numero di studenti, rimasto sostanzialmente stabile intorno ai 4 milioni, pari al 41,5 per cento della popolazione di età compresa tra 15 e 29 anni.
A dirlo è l’Istat, nell’ultimo Rapporto annuale 2013 “La situazione del Paese”, presentato oggi 22 maggio, nel quale vengono presi ad esame, in quattro capitoli, il quadro macroeconomico e sociale, il sistema delle imprese italiane, il mercato del lavoro tra minori opportunità e maggiore partecipazione e il punto di vista dei cittadini.
I giovani continuano a rappresentare il segmento di popolazione più colpito dalla crisi, tanto che le opportunità di ottenere o conservare un impiego si sono significativamente ridotte. Dal 2008 al 2012, ben 727 mila giovani hanno perso il lavoro, con una percentuale maggiore nel Sud Italia.
In pratica, nel giro di quattro anni, il tasso di disoccupazione giovanile è cresciuto di dieci punti e di ben cinque punti solo nell’ultimo, interessando maggiormente chi ha un titolo di studio più basso.
La laurea si sta rivelando lo strumento migliore contro le crescenti difficoltà del mercato del lavoro, mentre il possesso del solo diploma non garantisce più un lavoro stabile e sicuro.
In aumento anche la quota di Neet, quei giovani che non lavorano e non studiano. La percentuale è aumentata in misura maggiore degli altri paesi europei, raggiungendo il numero di due milioni e 250 mila: il 24 per cento del totale dei 15-29enni.