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Insegnare ai tempi del virus influenzale

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Ore otto di un giorno feriale, presso le segreterie di qualsivoglia scuola italiana di ogni ordine e grado, senza o con più gradini d’accesso, squilla il telefono:uno o più insegnanti, a decine, secondo la resistenza al virus influenzale del ceppo individuato per la stagione in corso, comunica tempestivamente al personale di segreteria di essersi ammalato nonostante sia affezionato ai suoi alunni e abbia dimostrato di averne cura amorevolmente da anni e perciò, preventivamente, abbia effettuato la vaccinazione antinfluenzale, tuttavia ora necessita di giorni di malattia per le cure del caso.
A questo punto una, due o più classi restano SCOPERTE, prive cioè di docenti che possano occuparsene, anche per cinque ore di seguito, e la mezz’ora che trascorre dalle otto all”ingresso degli alunni nell’istituto è quella in cui si cerca “una coperta”adeguata;a tal fine tra i compiti specifici richiesti agli insegnanti, la sostituzione di colleghi assenti sembra essere quella più diffusa. Spesso, infatti, si deve essere disponibile ad andare oltre il proprio orario di servizio (E QUELLO DEL SENSO DEL DOVERE), per un massimo di sei ore oltre l’orario di insegnamento settimanale, senza esagerare, per mettere in pratica i consigli di Papa Francesco e le sue lodevoli prediche sull’ altruismo.
Il Miur, però, nel dare indicazioni del docente assente alle scuole, è partito dalla considerazione che le le ore eccedenti, tenendo conto dell’ammontare limitato delle risorse disponibili, si esauriscono celermente e che l’utilizzo di dette ore ha natura emergenziale ed ha il solo obiettivo di consentire la sostituzione immediata e limitata nel tempo in attesa della nomina del supplente temporaneo avente diritto.
In talune istituzioni scolastiche potrebbe esserci ANCORA chi ha ore di contemporaneità (per i non addetti ai lavori è utile sapere che sono quelle in cui sono presenti due insegnanti in una classe, ormai in via di estinzione, praticamente inesistenti per effetto della contrazione docenti prodotta ad arte dalla riforma della ” legge Gelmini”) non programmate dal collegio docenti per “attività di arricchimento dell’offerta formativa e di recupero individualizzato o per gruppi ristretti di alunni con ritardo nei processi di apprendimento, anche con riferimento ad alunni stranieri, in particolare provenienti da Paesi extracomunitari” e quindi può sostituire chi tra i colleghi non ha acquisito l’immunità all’influenza.
In ultima analisi si chiede, cortesemente, agli insegnanti che si occupano dei disabili, spesso più di uno, di ANDARE A FARE SUPPLENZA IN ALTRA CLASSE DIVERSA DA QUELLA DI TITOLARIETA’ fino ad orario da destinarsi. In questo particolare momento, di destabilizzazione del mondo sociale che colpisce inevitabilmente anche la scuola, ma sopratutto tenendo conto delle esigenze dei disabili nei diversi contesti scolastici di riferimento, lesinare le ore di sostegno, sprecarne anche una al giorno appare una palese ingiustizia.
IN BARBA ALLE VARIE DIRETTIVE invece, risulta il fenomeno, in quasi tutte le scuole della NOSTRA Nazione, che riguarda lo sdoppiamento delle classi in assenza di copertura:l’alunno torna a casa da scuola e comunica ai genitori:”E’ stato un bel giorno, a scuola ci hanno divisi!”Il genitore, dopo aver osservato attentamente il figlio e constatato che, nonostante tutto, è tornato a casa intero, comincia a fare suo, il concetto, ormai diventato prassi, secondo il quale è norma la ridistribuzione degli alunni in altre classi, in presenza di docenti curriculari assenti.
Ad ogni buon conto, in considerazione del diritto degli studenti all’ istruzione, sancito nella Carta Costituzionale all’art 34, le pratiche fin qui illustrate mostrano un aggravio per il regolare svolgimento della didattica, uno spregio della normativa e rischi per la sicurezza con riferimento al numero massimo di alunni per classe e alla superficie delle aule in rapporto agli alunni che vi soggiornano.
Se mai qualcuno tra i genitori si apprestasse a chiedere spiegazioni in proposito, gli si fornirà la seguente più collaudata e onesta risposta che ci si può aspettare:’Non ci stanno soldi a sufficienza, (c’è crisi!!), mancano i soldi per pagare i supplenti brevi e temporanei e si fa appello al buon senso di tutto il personale della scuola, compreso gli studenti, amen’.In nome della crisi tutto è concesso e sicuramente molti non siamo a conoscenza che “ISTRUIRE NON E’ INDICARE SOLUZIONI, MA RIVELARE PROBLEMI” (N.G.DAVILA).
Certamente ci sarebbe una via più breve di risoluzione della questione sostituzioni, quella di riconoscere pienamente ed una volta per tutte, l’importanza del rapporto docente-discente quale elemento caratterizzante e fondamentale della qualità del rapporto educativo ristabilendo il principio che un docente va sostituito da un altro ogni qualvolta si assenti, non penalizzando la continuità dell’insegnamento per i ragazzi.
Fondamentale sarebbe il rispetto di tale elementare principio ripristinato anche attraverso la determinazione di un organico di scuola funzionale, capace di affrontare tutte le diverse emergenze organizzative puntando l’attenzione sull’organizzazione dal punto di vista empirico, cioè sui comportamenti adottati da questa piuttosto che da quell’altra ISTITUZIONE SCOLASTICA in nome di un’autonomia organizzativa coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di STUDIO.