Home Archivio storico 1998-2013 Corsi di laurea La “bestia nera” fa meno paura: +70% iscritti a Matematica

La “bestia nera” fa meno paura: +70% iscritti a Matematica

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Se assieme alle lingue straniere continua ad essere la materia che fa registrare il maggior numero di giudizi “sospesi”, rovinando sonni e vacanze di studenti e relative famiglie, ora si scopre però che da alcuni anni è tornata a destare interesse all’Università. Il dato, evidenziato dal Corriere della Sera del 27 agosto, riguardante la Matematica non lascerebbe spazio a dubbi: se si prende come anno di partenza il 2004-2005 gli iscritti alle Facoltà che la insegnano sono cresciuti del 70%. Molti più che nelle Facoltà scientifiche attinenti come Chimica (33,1%) e Fisica (13,9%). Certo in Italia gli iscritti ai corsi universitari scientifici continuano ad essere un numero minimo (appena 8.900 su un totale di 312.000 matricole), ma l’interesse ritrovato per numeri, equazioni e derivate sembra evidente.
Resta da capire i motivi dell’inversione di tendenza, dopo che all’inizio dell’ultimo decennio molti atenei lamentavano iscrizioni a Matematica sotto il minimo storico. Per Nicola Vittorio, esperto del Miur, l’inversione è dovuta alla riforma degli studi universitari, il cosiddetto “Processo di Bologna“, unita all’intuizione di molti giovani che finalmente hanno capito come lo studio delle materie scientifiche possa far sentire più sicuri nella vita.
Molta enfasi viene data anche ai successi fatti riscontrare negli ultimi anni da libri o film sulla materia: uno su tutti “A beautiful mind”, la bellissima pellicola statunitense sulla vita del premio Nobel John Nashe.
Ma c’è dell’altro. “La Matematica oggi attrae perché – sostiene il noto matematico Piergiorgio Odifreddi, promotore da tre anni di un festival dedicato a questa materia – risponde a una domanda di verità. Perché nel Medioevo la chiave di interpretazione del mondo era le teologia, e oggi la teologia non risponde più a quelle domande. E poi la Matematica è la lingua dell’Universo. Ci offre punti fermi per capire. E l’uomo ne ha bisogno di punti fermi, oggi più che mai. L’insegnamento della Matematica – aggiunge però – andrebbe completamente ristrutturato a partire dalle elementari: se malgrado tutto ci sono tante persone che hanno una tale avversione per i numeri, qualche motivo ci sarà. Non a caso nel nostro Festival abbiamo sempre inserito una componente notevole di giochi“.

Una tesi, quella di unire utile e dilettevole per avvicinare le nuove generazioni alla materia, sostenuta anche da Francesco Morandin, docente di Calcolo delle probabilità e statistica all’Università di Parma, ma anche tra i responsabili nazionali delle Olimpiadi italiane della Matematica. “L’esperienza delle Olimpiadi – ha detto Morandin – mi ha permesso di capire che molti studenti delle superiori non si iscrivevano a Matematica solo perché erroneamente convinti che facendo ingegneria avrebbero potuto trovare più facilmente lavoro. Quel che è accaduto negli ultimi anni è che questa grande ‘fuga’ verso facoltà scientifiche alternative si è interrotta perché è tornato l’entusiasmo per la Matematica pura“.
Tra le motivazioni del ritorno di interesse include anche le Olimpiadi. “Anche noi abbiamo fatto la nostra parte: oltre alle competizioni individuali, dedicate agli studenti eccellenti, sono state molto importanti le gare a squadre, che cercano di portare in competizione gruppi di sette studenti più le riserve e i docenti. Solo lo scorso anno abbiamo fatto incontrare e avvicinare ulteriormente alla Matematica più di 500 istituti che corrispondono ad numero vicino alle 5.000 persone“.
Rimane da vincere il luogo comune che la Matematica offra un numero modesto di prospettive lavorative. “Non è vero – ribatte Morandin – perché le grandi aziende, comprese le multinazionali, hanno nei loro quadri molti fisici e matematici: giovani laureati molto utili alla causa aziendale perchè conoscono bene la logica scientifica“. Informazioni che probabilmente solo negli ultimi anni hanno cominciato a circolare nelle scuole superiori. “Dove – conclude il docente accademico – non dobbiamo dimenticare che studiano dei ragazzi poco più che diciottenni non sempre preparati a prendere decisioni importanti. Come la scelta di un corso universitario, che necessita sempre di conoscenze adeguate ed il desiderio di approfondire“.