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La scuola dalle “Madri di quartiere”

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Per gli studenti della Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York, a Torino, a San Salvario (dove esistono bel oltre cento nazionalità censite) il progetto «Madri di quartiere»: donne immigrate (ma non solo) che aiutano altre donne immigrate (ma non solo), che si trovano in difficoltà e non sanno a chi rivolgersi, è una idea straordinaria per annichilire il razzismo e aprire alla diversità.

Nella realtà dei fatti, scrive La Stampa, le donne residenti a San Salvario, come antenne sul territorio, appena vengono a conoscenza dei casi bisognosi di aiuto nei luoghi in cui nascono le relazioni tra le madri, intervengono.

«Il nostro ufficio è la strada», questo amano dire le madri di quartiere. Il progetto, nato a Berlino nel 2004 in periferia e rivolto alle madri turche, è stato portato a San Salvario nel 2012 dall’associazione Il Mondo di Joele, che ha creato una figura professionale ibrida: le madri sono state cercate tra donne immigrate che già erano state seguite dai servizi sociali della città e che erano riuscite a superare le loro difficoltà. Hanno quindi accettato di aiutare a loro volta altre persone. 

 

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«Sono del tuo paese, ti voglio aiutare», ha spiegato una delle madri a una giovane connazionale nigeriana incinta che temeva fosse una poliziotta. La solidarietà etnica a volte è fondamentale per sfondare il muro di diffidenza. Le madri sono marocchine, nigeriane, congolesi, romene, peruviane, russe, moldave.

Le madri ricevono una formazione specifica, anche per conoscere tutte le risorse e i servizi per saper indirizzare caso per caso nel luogo giusto. Come per l’emergenza abitativa: molte famiglie straniere non sanno, neppure immaginano, che potrebbero avere diritto a una casa.

A volte le immigrate, scrive sempre La Stampa, vedono le istituzioni come nemiche. Daniela, madre romena ha conosciuto una donna con tre figli: da due anni non li mandava a scuola: «Temeva che, vedendo la loro povertà, i servizi sociali glieli togliessero. L’ho aiutata, i bimbi sono tornati a scuola». In quattro anni, sono migliaia gli interventi.

E sono poi tanti i casi in cui si aiutano le donne a uscire da storie di violenze e abusi. L’integrazione, la nascita di una rete, passa poi dai momenti di incontro, di festa. Le madri di quartiere sono pagate, ma l’incarico è a tempo per coinvolgere altre “madri”