
“Meloni, come datrice di lavoro, non ha rinnovato i contratti dei lavoratori del pubblico impiego, dalla sanità alla scuola, sono tre anni che sono senza contratto e di fronte a un’inflazione del 18% il governo propone un aumento del 6%. Stiamo parlando di una programmazione della riduzione del potere d’acquisto dei salari”. A dirlo, il 5 maggio, è stato il leader della Cgil, Maurizio Landini, nell’incontro stampa davanti ai cancelli della Stellantis.
Il mondo della scuola, in effetti, attende con una certa impazienza la sottoscrizione del contratto di lavoro 2022/2024. Ma anche senza illudersi più di tanto. Dei circa 140 euro di aumento medio in arrivo, infatti, oltre la metà sono già presenti in busta paga, per via dell’indennità di vacanza contrattuale prevista dalla legge: quindi, considerando che si tratta di aumenti lordi, quando arriverà l’accordo all’Aran, l’incremento effettivo in busta paga sarà mediamente di circa 30-35 euro netti. Mentre, nell’ultimo triennio l’inflazione è andata avanti tre volte tanto, minando ulteriormente le capacità di acquisto di insegnanti e personale Ata.
Landini ha anche contestato i numeri in crescita sull’occupazione resi pubblici il 1° maggio da Giorgia Meloni: “sono stati creati oltre un milione di posti di lavoro e il numero complessivo degli occupati ha raggiunto il massimo storico: più di 24 milioni e 300 mila” con un “tasso di occupazione record al 63 per cento”, aveva detto la premier.
La realtà, ha replicato il sindacalista a capo della Cgil, è che “la precarietà sta abbassando i salari. Nel nostro paese siamo passati da un milione di persone che erano part time a 4 milioni e 200 mila persone che lavorano part-time, vuol dire che lavorano meno di 20 ore al mese. Il 70% sono donne. Stiamo parlando di gente che non arriva a 11.000 euro lordi. L’unica cosa vera che è cresciuta in questi anni sono i profitti delle imprese. E i dividendi che si sono divisi gli azionisti”.
Il numero uno della Cgil ha anche contestato il merito sui rinnovi contrattuali: quelli sottoscritti “riguardano una serie di contratti che sono stati rinnovati dal sindacato e non dal governo. Il governo non ci ha messo un euro. Chi oggi si sta battendo e sta scioperando, come anche metalmeccanici, per rinnovare i contratti sono i sindacati. Il governo in questo non ha fatto nulla. Come datore di lavoro sta facendo offerte che vengono usate dalle imprese per dire che se non è il governo che tutela l’inflazione perché dovrebbero farlo loro”.