Home Archivio storico 1998-2013 Indicazioni nazionali Lavoro, per gli industriali il vero problema è il gap formativo

Lavoro, per gli industriali il vero problema è il gap formativo

CONDIVIDI
Basta gettare fango sulla scuola: va migliorata, certo, ma non può essere considerata la causa del mancato inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Se più di un giovane su quattro non riesce a trovare un’occupazione non si può buttare la ‘croce’ solo sulla scuola. Da dove non pochi giovani escono preparati e pronti per affrontare la sfida del mondo del lavoro. Il vero problema, semmai, è quello di capire come mai esiste un gap di conoscenze tra questi ragazzi iper-preparati ed altri, invece, con conoscenze e competenze abbondantemente al di sotto del minimo consentito.
A parlarne, nel primo week end di settembre, a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, è stato l’establishment industriale e finanziario riunito a Cernobbio. E la maggior parte dei banchieri ed imprenditori intervenuti hanno confermato che il gap tra i più bravi e i meno preparati è tutt’altro che teorico. Per il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, “è un problema verissimo, in tutta Italia e in particolare nel Sud. Bisogna lavorare sulla formazione, sulla scuola, e bisogna far incontrare meglio domanda e offerta di lavoro perché in Italia c’è ancora questo problema“. Come c’è l’urgenza di rivedere un mercato del lavoro sempre più spaccato in due: “da una parte i lavoratori iperprotetti e dall’altra quelli senza tutele, cioè i giovani che devono entrare nel mercato del lavoro“, ha sottolineato Marcegaglia.
Sul fronte istruzione, a guardare il bicchiere mezzo pieno è stato soprattutto il numero uno di Edison, Umberto Quadrino, secondo cui “le grandi aziende hanno grandi possibilità di scelta: il sistema scolastico e universitario – ha detto – garantisce risorse umane sufficienti per il reclutamento. Riceviamo tremila curriculum all’anno per prendere 30 persone. Posso selezionare molto, quelli che arrivano sono bravi e vengono da tutta Italia: laureati in ingegneria, fisica, altre lauree tecniche e giurisprudenza“.
Parole confermate da Carlo Salvatori, presidente di Banca Monte Parma. “all’università – ha detto – ci si aspetta che i ragazzi arrivino più preparati. Ce ne sono alcuni di grande qualità che hanno tratto beneficio dagli studi superiori e si sono avvalsi di tutti i vantaggi che prima, ai miei tempi, non c’erano: internet, i viaggi, i periodi all’estero. Questi ragazzi sono più preparati rispetto agli studenti più bravi dei miei tempi, mentre quelli più scarsi di oggi sono più scarsi dei meno preparati dei miei tempi: a volte non sanno nemmeno scrivere bene in italiano“. Per il banchiere bisogna ridurre questo gap e “credo che la Gelmini stia affrontando questi temi. Inoltre c’è da affrontare il problema dello status sempre meno rilevante degli insegnanti“.
Una curiosità: alcuni imprenditori, soprattutto tra i più piccoli, hanno lamentato la difficoltà ad assumere giovani con curri
culum troppo ‘ricchi’: “sono troppo qualificati – ha ammesso più di qualcuno – per le nostre esigenze aziendali, in particolare per le piccole imprese”. Però gli stessi industriali hanno poi premiato 15 studenti, laureandi e neolaureati, con percorsi formativi ottimali: Telecom, Enel e Sea hanno attivato le ‘Borse di sviluppo e merito’, promossa da The European House-Ambrosetti e dalla Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, per premiare “i giovani più meritevoli d’Italia”.
Intanto, nelle stesse ore in cui a Cernobbio si affrontavano queste tematiche, dalle scuole giungono notizie sconfortanti. Al liceo Tacito a Roma due prime classi sono state formate da 35 e da 33 studenti. Ma anche nei professionali spesso si arriva a 30 iscritti, con seri problemi per lo svolgimento delle esperienze di laboratorio. E proprio in un Ipsia, il Bertarelli di Milano, frequentato da 750 iscritti di cui la metà stranieri, si apprende che anche quest’anno si inizierà senza una bella ‘porzione’ di sedie: “ne mancano almeno cento – ha detto la preside Giuditta Pieti – come tanti altri arredi scolastici, sono stanca di scrivere inutilmente alla Provincia”. Così gli studenti hanno già fatto sapere che per colmare il gap con le altre scuole si porteranno sedie e arredi mancanti direttamente da casa: la sera, all’occorrenza, accanto allo zaino metteranno sedie, gessetti, carta igienica. E forse, se sarà necessario, anche qualche lavagna componibile. Così il gap cui facevano riferimento gli industriali sarà colmato. O no?