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Lezioni a luglio a Niscemi, gli studenti le diserteranno? Quelli vicino al 25% d’assenze rischiano

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Non si arrestano le polemiche per la decisione obbligata per 1.200 studenti e i loro prof di un istituto di Niscemi di tornare in classe per una settimana nel mese di luglio.

L’ordine di servizio del preside, attraverso il quale si impone ad allievi e docenti di tornare a scuola dal 17 al 22 luglio, a seguito della visita degli ispettori, non sarebbe stata presa bene da diversi genitori: che ora minacciano controricorsi, per opporsi ad una decisione giunta a fine giugno e che ora potrebbe compromettere le ferie di molti.

La domanda che domina tra questi genitori, è principalmente una: cosa accadrà qualora mio figlio disertasse quei giorni di lezione?

Per quasi tutti, probabilmente nulla. Nel senso che gli scrutini si sono già svolti e quello che cambierà nella pagella di fine anno, dovrebbe essere solo la percentuale di assenze. Ammesso che debbano di nuovo svolgersi, i Consigli di Classe difficilmente potranno andare a cambiare valutazioni e giudizi a seguito della “coda” imposta per motivi prettamente burocratici e non funzionali.

A preoccuparsi, invece, dovranno essere quegli alunni – probabilmente pochi – che nel corso dell’intero anno scolastico hanno accumulato un monte di ore di assenza vicino al 25% massimo consentito dalla legge (introdotta dall’ex ministro Giuseppe Fioroni).

A questo proposito, ricordiamo che il monte ore di assenza di ogni allievo è regolato dall’art. 14, comma 7 del DPR 122/2009, dove si legge: “…ai fini della validità dell’anno scolastico, […], per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato”.

 

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Per chi ha ad esempio chiuso l’anno scolastico con il 76% di ore di lezione svolte, assentarsi sei giorni, potrebbe infatti compromettere la validità dell’anno. Rifacendo i conti, alla luce del monte ore di assenza aumentato, i docenti potrebbero infatti rilevare che qualcuno ha oltrepassato la soglia.

Anche in questo caso, tuttavia, esistono delle possibilità di “sfuggire” alla ripetizione dell’anno. Riguardano tutti quegli studenti che svolgono delle attività sportive riconosciute dal Coni (svolte proprio in quei giorni, in questo caso serve la dichiarazione della società sportiva di appartenenza). Oppure che siano affetti da una patologia e presentino un certificato medico, sempre relativo al periodo 17-22 luglio. Oppure tutti coloro che rientrano in altri tipi di deroghe al tetto di assenze del 25%, riconosciute ad inizio anno scolastico dal Collegio dei docenti.

C’è poi un’altra possibilità per gli studenti che si dovessere vedere cambiare l’esito a seguito della “coda” di lezioni in piena estate: impugnare la decisione della scuola.

In tal caso, l’ultima parola spetterebbe al giudice. E alla luce della particolarità della situazione – che ricorda il film di Paolo Genovese, “Immaturi”, del 2010, con degli ex liceali costretti a ripetere gli esami di Stato a distanza di vent’anni perché un membro della commissione dell’epoca era risultato senza titoli – l’esito non sarebbe affatto scontato.

Morale: nel 99,9% dei casi, le lezioni forzate a luglio non andranno a mutare l’esito degli scrutini di metà giugno.

 

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