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M5s: le 6 accuse contro Napolitano

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Così la lettera ‘denuncia’ pubblicata sul sito di Beppe Grillo e firmata dai gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle di Camera e Senato, che mette in stato d’accusa Giorgio Napolitano per “attentato alla costituzione”.
La “prevaricazione governativa assoluta, caratterizzata da decretazione d’urgenza, fiducie parlamentari e maxiememendamenti configura […] un ordinamento altro e diverso che non conosce più il principio supremo della separazione dei poteri”.
Napolitano sarebbe di fatto “complice” di tale sistema: “il ruolo costituzionale del Parlamento è annientato in nome dell’attività normativa derivante dal combinato governo-presidenza della Repubblica. È necessario rimarcare, parallelamente, una preoccupante espansione della portata” dei decreti legge, “insita nei contenuti normativi e, soprattutto, nella loro eterogeneità”. 


ma il presidente sarebbe responsabile, secondo 5Stelle, di aver “formalmente e informalmente incalzato e sollecitato il Parlamento all’approvazione di un disegno di legge costituzionale volto a configurare una procedura straordinaria e derogatoria del Testo fondamentale, sia sotto il profilo procedimentale che sotto quello degli organi deputati a modificare la Costituzione repubblicana”.
Il capo dello Stato ha, secondo i 5 stelle, “promosso l’approvazione di una legge costituzionale derogatoria, tra le altre, della norma di chiusura della Costituzione – ovvero l’articolo 138 – minando uno dei principi cardine del nostro ordinamento costituzionale: la sua rigidità. Egli ha tentato di trasformare la nostra Carta in una Costituzione di tipo flessibile”. 


A giudizio dei 5 stelle, Napolitano non ha mai rinviato alle Camere progetti di legge “connessi a norme viziate da incostituzionalità manifesta”. E citano a tal proposito “Lodo Alfano” e “Legittimo impedimento”.
Il testo costituzionale, scrive ancora 5Stelle, “non contempla la possibilità dello svolgimento del doppio mandato da parte del capo dello Stato […] In definitiva, anche in occasione della sua rielezione, il presidente della Repubblica – accettando il nuovo e doppio incarico – ha violato la forma e la sostanza del testo costituzionale, connesso ai suoi principi fondamentali”. 



”L’articolo 87 della Costituzione assegna al presidente della Repubblica la possibilità di concedere la grazia e di commutare le pene. La Corte costituzionale ha sancito, a tal riguardo, con sentenza n. 200 del 2006, che tale istituto trova supporto costituzionale esclusivamente al fine di ‘mitigare o elidere il trattamento sanzionatorio per eccezionali ragioni umanitarie'”.
Napolitano invece “Ha firmato il decreto con cui è stata concessa al direttore del quotidiano Il Giornale la commutazione della pena detentiva ancora da espiare nella corrispondente pena pecuniaria”. 


Analogamente, “ha concesso la grazia al colonnello Joseph L. Romano, in relazione alla condanna alla pena della reclusione e alle pene accessorie inflitta con sentenza della Corte d’Appello di Milano del 15 dicembre 2010”.
E ancora: “Con nota del 13 agosto 2013, inoltre, il presidente della Repubblica ha impropriamente indicato le modalità dell’esercizio del potere di grazia, con riferimento alla condanna definitiva” di Silvio Berlusconi, “a seguito di sentenza penale irrevocabile”. 

Entra poi lo scritto dei 5Stelle continua  sulle cosiddette trattative Stato-Mafia che sarebbe un altro motivo di sfiducia