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Negli ultimi due anni 64mila alunni in più, ma i docenti non aumentano: così si moltiplicano le classi ‘pollaio’

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Nell’ultimo biennio il numero di alunni è aumentato di circa 64 mila unità, a seguito di un incremento di 30 mila iscritti in più nell’anno in corso e di 34mila nel prossimo, che corrispondono a circa 3mila nuove classi. Ma siccome il numero di insegnanti, a seguito dell’art. 19, comma 7 della Legge 111/2011, è rimasto sempre lo stesso,600.839 posti di docente comuni, questo significa che gli alunni nuovi arrivati si sono in larga parte accomodati nelle classi esistenti: allargando il già alto numero, che nei primi anni di medie e superiori arriva sempre più spesso alle soglie dei 30 iscritti.Violando, in questo modo, le misure in vigore che, soprattutto in presenza di spazi ridotti, impongono precisi vincoli per non ledere il diritto allo studio. E superando i limiti previsti dalle norme sulla sicurezza e dalla prevenzione degli infortuni.
Gli unici docenti che aumenteranno sono quelli di sostegno. Che da 63.348 saranno incrementati di circa 20mila unità. Ma si tratta, anche in questo caso, di una notizia che stona con la realtà. Quella che deve fare i coti con un organico di diritto sottodimensionato del 30%. Tanto è vero che anche se entro tre anni i docenti di ruolo specializzati nell’insegnamento ai disabili saliranno a 90.032, pari all’organico di quasi 10 anni fa, nello stesso periodo i docenti di sostegno di cui avranno bisogno i nostri alunni saranno molti di più degli attuali 110.216: basti pensare il trend positivo a partire dal 2001, quando gli iscritti nelle scuole con handicap certificato erano appena 138.000, mentre oggi sono diventati 222.000.
Per ovviare a questo problema, il sindacato ha chiesto fin da subito di autorizzare almeno altre 25.000 assunzioni su sostegno in più: ciò eviterebbe inevitabili disagi didattici e problemi di apprendimento per migliaia di disabili, ma anche tantissimi ricorsi in tribunale con danno erariale per lo Stato di chi, gioco forza, dimostrerà di essere stato chiamato per più di 36 mesi su posti liberi. Inoltre, seppure più contenuto rispetto a 10 anni fa, continua ad aumentare il numero di alunni stranieri: appena pochi giorni fa il Miur ha rilevato, assieme all’Ismu, che “dall’analisi statistica emerge che gli alunni con cittadinanza non italiana continuano a crescere di numero e anche di percentuale: sono 786.630, l’8,8% sul totale degli iscritti nelle scuole italiane”.
Come se non bastasse, nel prossimo anno alcune zone d’Italia avranno meno cattedre per tutte le discipline: in Sicilia, ad esempio, si perderanno più di 500 insegnanti. 
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “è giunto il momento di rispettare in primo luogo le esigenze del territorio perché il tessuto sociale è diseguale nel Paese e di servizi di accompagnamento, sostituti o alternativi a quello scolastico per le nostre famiglie, al Sud e Isole, se ne vedono davvero pochi. E’ arrivato il momento – continua Pacifico – di fare una seria riflessione sugli organici, che tenga prima di tutto conto di tali disuguaglianze per rilanciare tutto il Paese e garantire il diritto costituzionale al lavoro che non può avvenire senza formazione e senza la rimozione di tutti gli ostacoli presenti”.
Il sindacalista Anief-Confedir, inoltre, chiede “al Governo e al Miur di mettersi all’opera per cancellare la norma anacronistica che vieta di incrementare i posti complessivi di insegnamento nella scuola pubblica: il comma 7 dell’art. 19  della legge 111 del 2011 aveva il compito di frenare l’innalzarsi delle cattedra, calmierando in tal modo la spesa per gli stipendi del personale. Ma il legislatore non aveva di certo fatto i conti con il ritorno all’aumento demografico e all’incremento costante di alunni stranieri. Se non si cancella in fretta quell’articolo di legge – conclude Pacifico – rischiamo ritrovarci con una quantità di alunni da dopoguerra o, peggio ancora, da terzo mondo”.