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“Non mi mancherete, ma non vi dimenticherò mai”, l’ultimo saluto (ironico) del prof Galiano ai suoi studenti

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Con l’arrivo dell’estate e la chiusura delle scuole, è tempo di saluti. Ma alcuni non sono semplici congedi: diventano parole che restano. È il caso della lettera aperta scritta dal professore e scrittore Enrico Galiano, indirizzata ai suoi studenti nell’ultimo giorno di scuola. Una manciata di righe brevi, intense, ironiche e commoventi, che raccontano con sincerità ciò che l’insegnamento può lasciare, anche quando sembra solo routine.

Galiano si presenta in classe, pur non avendo lezione, solo per leggere il suo messaggio. Non un commiato nostalgico, bensì un gioco di specchi tra sarcasmo e tenerezza. Dice “non mi mancherete”, ma in realtà ogni aneddoto che cita è una dichiarazione d’amore mascherata da lamento: dal ragazzo che sbaglia la Divina Commedia, ai compiti “da umano”, fino agli sbadigli durante le spiegazioni più appassionate.

Il testo cambia tono, però, quando confessa che i suoi studenti non gli sono “mancati”, perché lo hanno colpito dritto. Nello stomaco, nel petto, in faccia: con storie familiari difficili, con lacrime per un compito sbagliato, con quella fiducia ingenua ma potentissima che solo un adolescente può donare.

Parole che parlano a ogni insegnante, ogni studente, ogni genitore. Perché ci ricordano che a scuola non si insegnano solo date, regole e nozioni, ma si vivono legami che lasciano tracce.

La lettera del prof Galiano

Di seguito, la lettera integrale di Enrico Galiano.

Oggi che è l’ultimo giorno, non avrei lezione. Ma andrò da loro lo stesso.
Giusto per leggere queste righe. Entro, le leggo, ed esco.
Le metto qui, perché magari possono essere usate, anche da altri, riadattate, insomma fatene quel che volete se volete.

Eccole qui.

Non mi mancherete.
Non mi mancherà chi ha chiesto “che giorno è oggi?” mentre scrivevo la data alla lavagna.
Non mi mancherà chi ha passato tutto l’anno a dire “non studio, tanto vado a fare il muratore”, e poi alla fine mi ha inseguito per farsi aiutare con l’esame all’ultima ora dell’ultimo giorno.
Non mi mancheranno le erezioni dei vulcani, i “Sequestro un uomo” e nemmeno quello che ha detto che Dante si era perso nella “serva oscura”.
Non mi mancheranno i compiti scritti benissimo ma che iniziano con “Ecco, ora ti scrivo il compito proprio come se fossi un umano”, gli sbadigli puntati sulla mia faccia proprio nel bel mezzo della spiegazione più appassionata, le mani alzate e io “Sì dimmi!” e voi, con la mano ancora alzata, “Ehm… mi sono dimenticato cosa dovevo chiedere!”.
No che non mi mancherete.
Perché a essere onesti, non mi avete mai mancato.
Anzi: mi avete preso in pieno.
In pieno stomaco, quando mi avete raccontato del papà che non c’è.
In pieno petto, quando vi siete messi a piangere perché non riuscivate a fare quel compito.
In piena faccia, quando mi avete detto: “Lei ci crede più lei in me, che io stesso.”
E quindi no, non mi mancherete.
Perché siete stati il colpo più preciso dell’anno.
E certe frecce, quando fanno centro, non si dimenticano mai.