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Ok, aprite le gabbie: libro della prof vittima dell’algoritmo

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Che succede se una studentessa, che odia la scuola, dopo la laurea fa proprio la prof? E che succede se, dopo tanti sacrifici per insegnare storia dell’arte nei licei, viene trasferita per causa del famigerato algoritmo della buona scuola?

Succede che quella prof scrive un libro: “Ok, aprite le gabbie”, edizione Guasco che si annuncia pure come un buon successo.

Si tratta di una sorta di catalogo di battute, stralci di interrogazioni, estratti di lezioni che diventano, tratteggiati dalla penna tagliente dell’ironica professoressa, Silvia Donati, le immagini più comuni della sconnessione del terzo millennio. Infatti scrive la critica, essere una professoressa di Storia dell’arte nel nuovo millennio non è semplice”. Se poi ci aggiungi il fatto che sei giovane, bassina e per di più amante della danza, la catastrofe non può che essere inevitabile.

 

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Il libro è scritto attraverso un linguaggio che attinge a piene mani dalle espressioni giovanili, dagli slogan pubblicitari, dal modo di comunicare nelle chat. Ironica, (fintamente) frustrata, appassionata, Silvia Donati riesce a farsi strada in una giungla intricata e ad affrontare a testa alta i mostri che vengono fuori dalle gabbie, accettando – questo uno dei grandi insegnamenti – di mettersi ogni giorno in discussione di fronte ai suoi studenti. E guarda caso le riesce di farsi “promuovere” da quelle creature, di farsi addirittura volere bene, tanto da diventare oggetto di una petizione – che ha raccolto oltre 1000 firme in tutta Italia – giunta fino al ministero dell’Istruzione al grido “Non portateci via la nostra professoressa!”.

L’autrice, oltre a insegnare storia dell’arte nei licei, a danzare presso la Luna Dance Center e a scrivere libri, è stata reclamata con una singolare e gettonatissima petizione di studenti e genitori diretta al Ministro dell’istruzione