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Papa Francesco: stipendi bassi ai prof

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Anche Papa Francesco interviene sulla spinosa questione degli stipendi ai prof  che, ha sottolineato, continuino a essere «sempre mal pagati», nonostante, ha poi aggiunto, continuino «con coraggio e determinazione nella sfida educativa. Sono gli “artigiani” delle generazioni future».

E infatti, Il Sole 24 Ore riporta il confronto internazionale tra le retribuzioni dei nostri docenti e gli altri. L’ultimo in ordine di tempo è il rapporto Education at glance 2019 curato dall’Ocse.

Rapporto Ocse 2019

Per un maestro delle ex-elementari il salario iniziale, in Italia, è di 30.403 dollari, contro una media Ocse di 31.276 dollari. Dopo 15 anni di esperienza in Italia i docenti della primaria arrivano a 36.604 dollari, contro una media Ocse di 42.078 dollari. A fine carriera si arriva a 44.468 dollari, contro una media Ocse di 55.364 dollari. Il divario sale a medie e superiori. Alle medie la retribuzione in ingresso per un professore è di 32.725 dollari a fronte di una media Ocse di 34.230 dollari. Dopo 15 anni il confronto è tra 39.840 dollari (Italia) e 47.675 dollari (media Ocse). A fine carriera tra 48.833 (Italia) e 57.990 (media Ocse). Alle superiori, a inizio carriera si confrontano 32.725 dollari, in Italia, contro 35.859 dollari (media Ocse); dopo 15 anni, 40.952 dollari (Italia) e 49.804 dollari (media Ocse), a fine carriera, 51.045 (Italia) e 60.677.

La Germania al top per gli stipendi

Tra gli stipendi più elevati c’è la Germania: alle medie, ad esempio, a inizio carriera un docente tedesco prende 60.507 dollari e a fine carriera arriva a 88.214; alle superiori parte da 70.749 dollari e termina la carriera a 96.736 dollari. Anche in Francia i salari sono in progressione più elevati: a medie e superiori l’ingresso segna una retribuzione di 32.492 dollari per arrivare a fine carriera a 56.283 dollari.

Due partite da giocare

Secondo Il Sole 24 Ore sulle retribuzioni degli insegnanti italiani pesano due partite, che probabilmente saranno destinate a incrociarsi.

La prima è il rinnovo del Ccnl, con la promessa dei precedenti ministri di garantire ai docenti aumenti “a tre cifre” (vale a dire di almeno 100 euro). Al momento tuttavia con le risorse stanziate in manovra si arriva a circa 80 euro. O poco più.

La seconda sarebbe invece già definita: parliamo del taglio al cuneo fiscale, il cui decreto legge è stato appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Ma che nel mondo della scuola, finora, non sembra aver avuto una grande enfasi. Ebbene, il provvedimento, invece, si applica, a partire dal 1° luglio, ai lavoratori dipendenti, privati e pubblici, quindi docenti compresi.