Home Personale Pensioni quota 100, numeri choc nella scuola. Come riempire quei vuoti?

Pensioni quota 100, numeri choc nella scuola. Come riempire quei vuoti?

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Il provvedimento del governo sulle pensioni avrà risvolti anche per il mondo della scuola e in generale per il pubblico impiego.

Così come già segnalato in questi giorni da La Tecnica della Scuola, sarebbero quasi 80mila i dipendenti dell’istruzione coinvolti.

Così come segnala Il Sole 24 Ore, non esiste una stima precisa comparto per comparto. Per farci un’idea della platea potenziale coinvolta l’ultimo dato disponibile è quello della Ragioneria generale dello Stato. Al 2016 risultavano coinvolti 440mila dipendenti. Tolti 62mila già liquidati dall’Inps, ne restano altri 380mila addetti.

Per quanto riguarda il Miur, i dati sarebbero notevoli: a lasciare potrebbero essere 70-80mila docenti. Un turn over più che doppio rispetto ai 30mila di quest’anno, che non pochi problemi hanno determinato: su 57mila assunzioni in programma circa 25mila sono rimaste sulla carta. A causa della cronica mancanza di docenti specializzati per alcune materie e in alcune aree del Paese.

Il Miur pensa a coprire quei ruoli con una maxi-selezione che si aggiungerebbe al concorso-sanatoria per infanzia e primaria e ai 10mila posti in più per il sostegno. Difficilmente ci si riuscirebbe entro l’inizio del prossimo anno scolastico.

Così funzionerà l’opzione Donna. Le info utili

Il governo Conte, nel presentare il decreto fiscale, ha annunciato la proroga dell’opzione donna, sottolineando che si permetterà alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, con 35 anni di contributi, di andare in pensione.

Anche in questo caso non si chiarisce se l’età annunciata contiene anche la decorrenza (la cosiddetta finestra mobile di un anno) utilizzata finora (ma a partire da 57 anni) e gli incrementi dell’aspettativa di vita (12 mesi in totale nel 2019) che porterebbero nel complesso l’età effettiva nella quale si percepisce la pensione a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome.

Ciò significa che basterebbero 35 anni di contributi ma si avrebbe l’assegno calcolato interamente con il metodo contributivo, che equivale ad un taglio permanente anche del 30% dell’assegno pensionistico.