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Professionali, anche in terza addio alle 4 ore d’approfondimento

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Ora è ufficiale: a partire dal prossimo anno scolastico negli istituti professionali spariranno le quattro di approfondimento rimaste al terzo anno. Si tratta di un supplemento di ore che sino all’anno in corso ogni Collegio dei docenti decideva autonomamente di assegnare a una o più materie: il cui approfondimento avrebbe dovuto migliorare la preparazione complessiva degli studenti.
L’indicazione, introdotta all’interno dello Schema di Regolamento del 18 dicembre 2008, e prontamente segnalata su questo stesso sito qualche giorno dopo, si è ora trasformata nel Decreto Ministeriale n. 23. Il provvedimento è stato messo bene in evidenza da una nota del Direttore generale, Mario Dutto, responsabile della Direzione generale per gli ordinamenti del sistema nazionale di istruzione e per l’autonomia scolastica del Miur. A proposito della riduzione da 40 a 36 ore, introdotta dall’ex Ministro Fioroni, Dutto sottolinea che “tale provvedimento è consequenziale al D.M. n. 41 del 25/5/2007 con il quale analogo intervento era stato assunto per le classi prime e seconde degli stessi Istituti Professionali. Il citato decreto – conclude il Direttore Generale – è in via di pubblicazione anche sul sito Internet e Intranet di questo Ministero”.
Cosa accadrà quindi ora in questi istituti? La risposta è ovvia: si perderanno ulteriori cattedre. Da una prima stima saranno almeno un migliaio: l’ulteriore “stretta” di viale Trastevere permetterà infatti di far risparmiare all’erario diverse migliaia di spezzoni. Calcolando che esistono in Italia circa 1.400 istituti professionali e che ognuno di essi detiene almeno tre sezioni (quindi tre terze) si raggiungono quasi 17.000 ore complessive. Le quali se divise per 18 (le ore che alle superiori costituiscono un cattedra) determinano il migliaio di posti in meno. Se poi si sommano alle ridotte a 36 ore applicate anche alle prime e seconde classi, rispettivamente nel settembre 2007 e l’anno successivo, si raggiunge la non indifferente quota di 2.500-3.000 posti di insegnanti in meno. Quasi un “antipasto”, è il caso di dire, pre-riforma.
Ora, se da una parte era inevitabile che la decisione presa ques’tanno si verificasse (visto che le terze classi dei professionali erano rimaste le uniche a svolgere un orario settimanale di ben 40 ore settimanali) rimane un interrogativo da sciogliere: perché nel decreto di metà maggio 2007 l’ex Ministro dell’istruzione, Giuseppe Fioroni, applicò la riduzione solo per il biennio iniziale e non per il terzo anno? Forse nei programmi di quell’esecutivo c’era la non dichiarata intenzione di applicare la riforma del settore prima di due anni e quindi non era il caso di allertare ulteriormente i docenti?
In ogni caso una cosa è certa: il Ministero dell’istruzione (a caccia di posti da tagliare per venire incontro alle economie imposte del Governo, in particolare dal Ministero dell’economia, attraverso la Legge 133 e non incappare nella clausula punitiva in gergo tecnico chiamata di salvaguardia) non si sarebbe mai fatto sfuggire l’occasione di tagliare dei posti; soprattutto con la possibilità di giustificare il provvedimento come l’ovvia prosecuzione di un disegno realizzato dalla precedente gestione di Centro-Sinistra.