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Reclutamento e formazione: l’audizione di Bianchi al Senato conferma che gli spazi per cambiare il decreto 36 sono ridotti

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Un’ora e mezza di audizione del ministro Patrizio Bianchi non è bastata per capire come procederà l’esame del decreto legge 36 di cui si stanno occupando le Commissioni Affari Costituzionali e Istruzione del Senato.
Il Ministro è stato chiaro ma altrettanto chiari gli interventi che sono seguiti.
Bianchi ha spiegato che il provvedimento si rende indispensabile per poter mantenere fede agli impegni già assunti da tempo con la Commissione Europea.
In proposito Bianchi ha fatto riferimento a due aspetti cruciali, da un lato alla soluzione del problema del precariato che non può prescindere – ha sottolineato il Ministro- da una valutazione di tipo concorsuale e dall’altro alla questione della “formazione continua incentivata”.
Su entrambi i problemi – ha ribadito il Ministro – l’Europa ha posto condizioni precise e fare finta di nulla potrebbe significare solo rischiare di perdere i finanziamenti promessi.
“Ma – ha anche detto in sintesi – il Parlamento è sovrano: se volete cambiare il decreto ne avete la facoltà, sapendo però che poi ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità”.
Come dire: “Fate ciò che volete ma se perdiamo i soldi europei, non si dia poi la colpa al Governo”.
Sulla questione del precariato il Ministro ha poi detto che si può anche pensare ad una fase transitoria a condizione però che si fissi una data inderogabile (ed ha parlato del 31 dicembre 2024).
Riguardo al tema della formazione incentivata è parso di capire che non ci sarà molto spazio per cambiare l’impianto del decreto, cosa che – peraltro – non è stata chiesta da nessun senatore intervenuto nel dibattito.
La sensazione complessiva è che il dibattito che ci sarà di qui alla fine di giugno potrà servire per qualche ritocco più o meno significativo ma non certamente per cambiare l’impianto del decreto.