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Riapertura scuole, i docenti “fragili” non vogliono tornare in aula. Il Ministero: no allarmismi, presto saprete

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Sui lavoratori fragili non bisogna fare allarmismi: “dalle verifiche continue di queste ore con i territori non risultano infatti situazioni di criticità”. A sostenerlo è il ministero dell’Istruzione, dopo che a seguito delle “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” è mutato il concetto di lavoratore fragile. E si teme che con l’inizio della scuola molti – vicini ai 60 anni e con patologie – “marcheranno visita”.

La norma è cambiata

A partire dal corrente mese di agosto, per essere considerato lavoratore “fragile” non c’è più alcun riferimento all’età – sopra i 55 anni –, ma è necessaria la “presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche) o in presenza di patologie a carico del sistema immunitario o quelle oncologiche (indipendentemente dall’età) che, in caso di comorbilità con l’infezione da SARS-CoV-2, possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia”. Insomma, stando così le cose ottenere la dispensa a tornare al lavoro sarà molto molto difficile.

Tanti docenti e Ata però non si arrendono. E stanno cercando di dimostrare che tornare a scuola sarebbe estremamente pericoloso per la loro salute, poiché in caso di infezione da Covid sono individui potenzialmente portati a subire conseguenze importanti.

La precisazione del M.I.: presto un quadro più chiaro

Da viale Trastevere ora arriva la precisazione: “Con riferimento al tema dei lavoratori fragili e alla loro gestione nel sistema scolastico, il Ministero dell’Istruzione fa sapere che sono in corso specifici approfondimenti e interlocuzioni che coinvolgono anche le altre amministrazioni competenti in materia, il Ministero della Salute e quello della Funzione Pubblica, per fornire alle scuole, in tempi rapidi, un quadro ancora più chiaro. Nel frattempo, il Ministero invita ad evitare allarmismi”.

L’allarme è ormai però partito. I timori espressi da alcuni sindacati, a cui non è sfuggito il cambiamento di attenzione da parte delle istituzioni verso i lavoratori “fragili”, si stanno materializzando.

In Veneto tanti contrari

In Veneto, ad esempio, ha scritto Il Corriere delle Sera “centinaia di docenti chiedono di non rientrare a settembre”.

“C’è chi ha il diabete e ha superato la sessantina. Chi l’asma e l’allergia, chi con una polmonite estiva pensava d’aver contratto il Covid e invece ha scoperto di soffrire di una malattia autoimmune, chi si sta riprendendo dall’ultimo ciclo di chemioterapia. Sono prof e amministrativi della scuola che, fino a sei mesi fa, pur da «lavoratori fragili» si gestivano la loro fragilità e in classe ci andavano ogni mattina”.

La richiesta ai presidi

“Ora, invece, di fronte alle cento scuole chiuse per Covid in mezza Germania, chiedono al loro dirigente scolastico di essere esonerati. E sono centinaia, personale docente e non docente, le richieste dal Veneto di non rientrare in aula il 14 settembre. Numeri prudenzialmente stimati al ribasso ma che costituiscono già così una bomba innescata”. 

Il quotidiano ha avuto conferme anche da Carmela Palumbo, titolare dell’Ufficio scolastico generale: «Il problema degli spazi, dei banchi e mille altri sono già alle spalle delle nostre scuole, il tema del personale che non rientrerà invece è attuale», ha ammesso l’ex alto dirigente al dicastero di Viale Trastevere.