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Ritorno in classe, servirà lo psicologo scolastico: con il Covid giovani (e docenti) sottoposti a troppo stress

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Con il ritorno a scuola di tutti gli alunni, si torna a parlare di psicologo da introdurre in tutti gli istituti scolastici: l’esperto di sostegno psicologico sosterrebbe gli alunni (ma anche i docenti, sempre più sottoposti a stress e burnout) per le loro problematiche individuali e migliorerebbe le relazioni, aspetto fondamentale anche ai fini dell’apprendimento delle competenze.

I giovani senza più punti di riferimento

Mai come ora, la presenza dello psicologo scolastico appare inevitabile. Secondo David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, “la pandemia ha esposto i più giovani a un fortissimo stress, privandoli di punti di riferimento e abitudini quotidiane fondamentali. Per questo, alla ripresa delle lezioni è assolutamente necessario offrire una capillare assistenza psicologica nelle scuole”.

Lo psicologo, tra l’altro, potrà essere un riferimento anche per il corpo docente, anch’esso provato non poco dall’emergenza epidemiologica, e per gli stessi genitori degli alunni che ne sentissero l’esigenza.

Già prima del Covid…

“Già prima del Covid-19 – ha continuato Lazzari – si avvertiva l’utilità degli psicologi a scuola perché, va ricordato, il nostro primo compito è promuovere le risorse dei singoli e delle comunità, promuovendo risorse adattive e di resilienza. Ora, la situazione è ancora più difficile per l’impatto della pandemia e l’incertezza sulla seconda ondata. Dobbiamo evitare che il disagio diventi patologico intervenendo nei modi e nei tempi giusti”.

“Da questo punto di vista – ha concluso il Presidente del Cnop – rileviamo con soddisfazione la grande sensibilità della ministra Azzolina che si sta impegnando per garantire il supporto psicologo necessario in vista della ripresa di settembre, affrontando finalmente la questione”.

Il disegno di legge

A livello legislativo, una delle proposte più decise in questa direzione è stata presentata nel 2018 dall’on. Maria Teresa Bellucci, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Sociali e in Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza: lo “psicologo scolastico”, si leggeva nel ddl, è “uno strumento di promozione del benessere e di prevenzione della devianza e della dispersione. I continui fatti di cronaca, purtroppo, mostrano come sempre più frequentemente siano presenti situazioni di disagio sociale all’interno degli istituti scolastici, nei quali si verificano episodi di violenza a danno degli studenti ma anche degli stessi docenti”.

La proposta è stata anche avallata da Fulvio Giardina, presidente uscente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, secondo il quale “sono in aumento le richieste di consulenza su questi aspetti e stiamo studiando una modifica del codice deontologico che attualmente prevede che l’adolescente essendo minorenne abbia il consenso di entrambi i genitori: noi riteniamo che il ragazzo dai 16 anni in poi possa accedere individualmente almeno a un primo colloquio con uno psicologo”.

Un servizio esercitato solo da psicologi specializzati

Una sentenza della Cassazione ha però confermato che gli psicologi possono stare in classe, su appuntamento, solo se i genitori degli alunni sono stati informati della loro presenza e abbiano dato il consenso a che i comportamenti dei figli siano sotto osservazione clinica.

Ovviamente, il servizio offerto all’interno delle scuole non potrà essere assolto dai docenti e nemmeno da psicologi non specializzati: lo psicologo scolastico deve essere iscritto nell’annotazione come psicoterapeuta, aggiuntiva all’iscrizione all’albo degli psicologi, con ampia esperienza, accumulata attraverso un tirocinio svolto in strutture pubbliche o private convenzionate con l’Università.