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Sanzioni disciplinari ai docenti, Fracassi: i presidi non dovrebbero darle nemmeno fino a 10 giorni, serve un ripensamento radicale

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Non da oggi si parla di contrattualizzare il codice disciplinare dei docenti, così come già è previsto per ATA e dirigenti scolastici. Nei due contratti precedenti il tema è stato rimandato ad altrettante sequenze contrattuali che però non sono mai andate a buon fine. Per approfondire il tema, “La Tecnica della Scuola” ha interpellato Gianna Fracassi, leader della Flc-Cgil.

Fracassi, perché finora sulle sanzioni disciplinari non si è trovata un’intesa?

Non ci sono i margini per poter regolare contrattualmente la materia, a fronte dei forti limiti presenti nella normativa che come FLC CGIL abbiamo sempre contestato fin dal lontano 2008. Non risulta abrogata la disposizione normativa (legge Madia) che attribuisce formalmente al Dirigente scolastico il potere di irrogare sanzioni ai docenti di sospensione dal servizio fino a 10 giorni, un vero e proprio unicum rispetto a tutto il resto dei settori pubblici dove il responsabile della struttura può irrogare unicamente la sanzione del rimprovero verbale. Inoltre, non si prevede l’istituzione di un organismo di garanzia a tutela della libertà di insegnamento, ovvero di un organismo in grado di accertare che l’azione disciplinare avviata nei confronti del docente riguardi la trasgressione di un dovere di servizio e non l’autonoma attività di insegnamento tutelata dalla Costituzione. 

Con il contratto 2022/24 cosa sta succedendo?

Le trattative hanno riguardato le relazioni sindacali, le scuole italiane all’estero e nell’ultima riunione ci sono state presentate le tabelle retributive per il personale docente e Ata, che sanciscono la miseria delle risorse messe a disposizione del contratto. E alla vigilia della legge di bilancio 2026 continuiamo a chiedere risorse aggiuntive per il personale docente e Ata per aumentare stipendi, che sono tra i più bassi in Europa e tra i più bassi dell’intera Pubblica Amministrazione. Risorse aggiuntive per i salari di tutti e sottolineo di tutti e non interventi per una piccola parte del personale. 

Proprio in queste ore il presidente dell’Aran ha detto che la parte pubblica sulle sanzioni comminate dai presdi non ha nessuna proposta nel merito, tanto è vero che negli incontri che ci sono stati finora non se ne è mai parlato. Significa che Aran e Ministero hanno rinunciato a normare la materia per via contrattuale?

È vero che non ne abbiamo parlato ed è altrettanto vero che l’Atto di indirizzo per il triennio 2022/24 non parla proprio dell’argomento sanzioni. Non so se il Ministero abbia rinunciato a regolare questa materia, posso solo dire che non è oggetto di discussione per il CCNL 22/24.

Se anche questa volta il codice disciplinare dei docenti non verrà toccato, cosa accadrà in concreto?

Che rimangono valide le norme vigenti. Quindi, ad esempio per quanto riguarda la possibilità del DS di comminare la sospensione dal servizio fino a 10 giorni, questa norma – come afferma l’art. 48 del CCNL 2019/21 – non è applicabile fin quando questa materia non sarà regolata contrattualmente e fino ad allora resta in vigore il TU 297/1994 che non riconosce questo potere al DS. Tra l’altro c’è una discreta giurisprudenza su questo punto.

Per il personale ATA il contratto in vigore prevede la cosiddetta sanzione concordata”: per intanto, non si potrebbe estendere questo istituto anche ai docenti?

Tutta la normativa – come modificata da Brunetta e poi da Madia – relativa alle sanzioni per il personale docente ed educativo ha un vulnus all’origine che non è stata superato: il rapporto tra sanzioni e libertà di insegnamento come definita dall’art. 33 della Costituzione. Libertà di insegnamento che il nostro ordinamento declina come “autonomia didattica e libera espressione culturale all’interno del progetto collegiale di scuola, strumentale alla piena formazione culturale e della personalità dell’alunno”. A nostro parere devono essere ripristinati quegli organismi di garanzia che operino esattamente sul terreno della deontologia professionale e della competenza professionale. Non abbiamo bisogno né di soluzioni arrangiate o di approcci burocratici, ma di un ripensamento radicale della normativa delle sanzioni che valorizzi le specificità del settore, con buona pace di quanti hanno “dimenticato” il valore costituzionale della libertà di insegnamento e sono mossi da intenti punitivi o autoritari.