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Scatti d’anzianità, i sindacati perdono la pazienza

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Con l’inizio di ottobre torna a farsi sentire il malcontento conseguente al blocco degli scatti di anzianità. Ad esternarlo è stata dapprima la Gilda degli Insegnanti: nel corso dell’assemblea nazionale, svolta ad Amantea, i vertici del sindacato autonomo hanno ammesso di aver perso la pazienza e rotto gli indugi. Reputando, attraverso il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, oramai “lo sciopero necessario per ottenere il pagamento degli scatti di anzianità più volte promessi dal governo“.
Molto seccato si è detto anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, il quale ha ricordato con un duro comunicato che “sono mesi che il ministro Profumo si dice pronto a concludere le procedure per recuperare gli scatti maturati nel 2011, ma in realtà non muove un passo. La certificazione delle economie è stata fatta, i sindacati si sono detto disponibili a trovare in sede negoziale le integrazioni necessarie, ma la trattativa non parte”.
Scrima ha sottolineato che quello che manca è solo “l’atto di indirizzo del Governo all’Aran”. Anche la Cisl non intende più aspettare. “A questo punto non ci sono più ragioni che possano giustificare un ritardo così penalizzante per i lavoratori. Non possiamo accettare il mancato rispetto delle intese grazie alle quali sono stati già pagati gli scatti del 2010, né le inadempienze del Ministro rispetto agli impegni ripetutamente assunti”.
Assieme a Uil Scuola, Snals e la stessa Gilda, con cui nel luglio del 2010 era stato trovato un accordo (formalizzato alcuni mesi dopo) con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per reperire i fondi utili a “coprire” gli scatti automatici con il 30% dei risparmi derivanti dai tagli (inizialmente destinati al merito), la Cisl ha inviato ai ministri dell’Istruzione e della Funzione pubblica la richiesta di attivare il tentativo di conciliazione, cioè l’atto preliminare a un’eventuale azione di lotta.
La mobilitazione dei lavoratori – continua Scrima – segue un percorso coerente e chiaro: abbiamo definito un’intesa, ci stiamo confrontando da mesi perché si continui ad attuarla, non possiamo accettare che venga disattesa. Chiediamo che ai vuoti annunci segua la concretezza dei fatti”.
Manca all’appello la Flc-Cgil. Che, però, non starà di certo a guardare. Anzi. Il sindacato di Pantaleo lo sciopero lo ha già indetto. Per la prossima settimana, venerdì 12 ottobre. E tra i motivi della protesta, oltre al rifiuto della spending review, i tagli alle risorse e il blocco del contratto, c’è proprio lo stop triennale degli aumenti in busta paga: “il mancato ripristino degli scatti per l’anno 2011 – ha scritto la Flc-Cgil – oltre a creare disparità di trattamento in alcuni casi per 1 solo giorno (maturazione al 1° gennaio 2011 anziché al 31 dicembre 2010), fa sì che il personale che volontariamente o in modo coatto andrà in pensione dal 1° settembre 2012 perderà a vita un beneficio economico che aveva già maturato sia nel trattamento di pensione che in quello di fine servizio; per il personale in servizio il mancato riconoscimento giuridico dell’anno 2011 comporterà un differimento della progressione di carriera che impedirà a molti di maturare prima del pensionamento l’ultima posizione stipendiale”.
A non credere nello sciopero è invece l’Anief. Secondo cui “scioperare contro il blocco degli scatti di anzianità della scuola è inutile, perché la legge è già stata approvata dal 2010 ed ora il Governo non fa che applicarla. L’unica possibilità che ha il personale è il ricorso di massa al tribunale del Lavoro”. L’Anief, del resto, aveva detto sin da subito che gli scatti erano irrecuperabili e che l’unica strada percorribile era quella di impugnarla attraverso ricorsi nominali. “Per questo motivo – ha dichiarato il suo presidente, Marcello Pacifico – abbiamo chiesto al tribunale del Lavoro di rendere inapplicabile, per illegittimità costituzionale, l’art. 9, della legge 122/2010 (c. 23) che espressamente vieta per il triennio 2011-2013 la firma di un Contratto collettivo nazionale di lavoro e la progressione di carrieraviolando ben sei articoli della Costituzione”.
Come abbiamo sempre detto – ha continuato Pacifico – per la prima volta, il Parlamento italiano in un ‘colpo’ solo ha deciso che nel nostro Paese una categoria di lavoratori dovrà lavorare per tre anni senza poter veder riconosciuto il merito del lavoro svolto (scatti di anzianità di carriera), l’adeguamento dello stipendio all’aumento del costo della vita (v. inflazione), il riconoscimento del lavoro per la pensione (i maggiori contributi versati): in poche parole, si lavorerà senza alcun riconoscimento economico, e per di più, senza poter per tutta la vita recuperare il blocco previsto”.
L’Anief boccia quindi l’azione degli altri sindacati. “Ma perché solo due anni dopo ci si accorge di questa scelta scellerata e si decide di scioperare? La verità è che coloro che non vogliono soccombere – ha concluso Pacifico – ha una sola scelta: presentare ricorso in tribunale”.