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Sciopero attività aggiuntive: scuole in ginocchio

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Quella dei collaboratori è una figura che nelle scuole è troppo spesso sottovalutata.
Paradossalmente ci si accorge della loro utilità solo quando mancano o quando riducono le proprie prestazioni, esattamente come sta accadendo in questi giorni in molte scuole d’Italia a seguito dello sciopero delle attività aggiuntive proclamato da Flc-Cgil e Unicobas.
Le lamentele arrivano tutte le parti, da Firenze, da Venezia, dalle grandi città così come dai piccoli centri.
In alcuni casi ne esce compromesso tutto il servizio scolastico, perché in tante scuole l’apertura e la chiusura degli edifici viene effettuata ricorrendo agli straordinari che, per l’appunto, sono sospesi proprio a causa dell’adesione allo sciopero.
Per non parlare di attività aggiuntive del tutto essenziali e fondamentali come, per esempio, la cura e la pulizia degli alunni disabili affidata normalmente a collaboratori scolastici che hanno frequentato un apposito corso di formazione e che, a seguito delle norme contenute nel DL 122/2013 non solo non avrebbero più diritto ad un compenso aggiuntivo ma dovrebbero addirittura restituire quanto percepito “in più” da settembre 2013 ad oggi.
In realtà lo sciopero delle attività aggiuntive riguarda anche i docenti. Chi aderisce alla protesta non svolge più le attività di funzione strumentale o di coordinatore di classe e non sostituisce più i colleghi assenti.
Insomma, in molte scuole, è un problema in più che va ad aggiungersi alle difficoltà organizzative che ormai sono all’ordine del giorno.
E’ anche per questo che al Senato, dove si discute la conversione in legge del “decreto scatti stipendiali”, si sta cercando una soluzione almeno parziale al problema del personale Ata.
In Commissione Cultura, per esempio, è già stata depositata la proposta di alcuni senatori del PD di impegnare 17milioni di euro per impedire la restituzione delle somme già percepite dal personale. La cifra dovrebbe essere sottratta alle risorse della legge 440/97 sull’autonomia che sono ora confluite nel “calderone” del fondo per il funzionamento didattico e amministrativo delle scuole.