Home Alunni Smartphone sì, smartphone no. Uno scontro sempre più radicale

Smartphone sì, smartphone no. Uno scontro sempre più radicale

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Oggi, sul Corriere della Sera, Gianna Fregonara dedica un interessante articolo a quella che mi pare essere la nuova guerra di religione per le scuole italiane.

Durante una puntata di «Cinque minuti» su Rai 1 di qualche giorno fa il ministro Valdidata ha infatti annunciato che il di divieto d’uso dello smartphone in classe previsto per il primo ciclo con la circolare dell’11 luglio 2024 , verrà esteso anche alle superiori. In classe, dice il Ministro, potranno entrare – al solo scopo didattico – altri dispositivi digitali come i personal e i tablet di cui molte scuole si sono dotate con i fondi Pnrr.

A maggio il Ministro aveva presentato ai Ministri dell’istruzione dell’Europa una proposta di raccomandazione per bandire il cellulare in tutta Europa fino ai 14 anni. Per ora la proposta ha ottenuto, scrive Fregonara, l’adesione formale di Austria, Francia, Ungheria, Slovacchia e Svezia. Si sono detti favorevoli in linea di principio Lituania, Cipro, Grecia e Belgio.

Oltre la tecnofobia e la cultura del divieto

Ho scritto che vedo nella dicotomia “smartphone sì, smartphone no” le avvisaglie di una nuova guerra di religione che attraverserà (inutilmente e senza alcun costrutto, a mio parere) le scuole italiane nei prossimi mesi. Oltre alla facile considerazione che vietare smartphone alle superiori è semplicemente ridicolo nel caso di tutti i corsi di studio che prevedono discipline informatiche (sarebbe più o meno come vietare l’uso dei coltelli – nota arma capace di uccidere – nei corsi per cuochi) non va dimenticato che moltissimi dei device acquistati con fondi PNRR permettono il costante accesso alla rete (e quindi al mondo…) a tutti i loro utilizzatori.

In realtà credo che per affrontare in maniera più significativa questo snodo non si possa prescindere da un’analisi più “laica e scientifica assieme”.

E’ quello che fanno Vittorio Gallese, Stefano Moriggi e Pier cesare Rivoltella, tre affermati studiosi in tre campi diversi (neuroscienze, filosofia del digitale, media education e didattica) nel volume edito pochissime settimane fa da Cortina e intitolato Oltre la tecnofobia. Il digitale dalle neuroscienze all’educazione.

La cultura del divieto, dicono i tre autori, non è mai educativa. Al contrario gli studi neuroscientifici e della Media Literacy suggeriscono di seguire il sentiero fatto di senso criticoresponsabilitàresistenza. Tre aspetti che concretamente – ed educativamente – possono essere declinati a partire dalle “3 A di Tisseron”, psichiatra e psicanalista che da più di 30 anni studia il rapporto dei bambini con gli schermi. Si tratta di AlternanzaAutoregolazioneAccompagnamento. 3A che richiedono una presenza reale ed un diverso modo di essere degli adulti (e i tre autori citano più volte la posizione nettissima di Matteo Lancini che proprio agli adulti addebita buona parte della responsabilità della “crisi” degli adolescenti).

Il volume di Gallese, Moriggi, Rivoltella declina così chiaramente l’orizzonte sociale e politico della sfida attuale: smontare la falsa alternativa tra il polo dei tecnofobi e quello dei tecno ottimisti ingenui lasciando intendere che il vero conflitto non è tra essere umano e tecnologia, ma tra visioni del mondo. Da qui la necessità di lottare contro una tecnologia che sta diventando il veicolo del populismo industriale. Per farlo è necessario partire da una tecnologia umanista o dello spirito.

Il caso Estonia: dal Tiigrihüpe all’AI Leap

Di tutt’altro avviso rispetto all’Italia il percorso intrapreso dall’Estonia (uno dei Paesi con esiti migliori nelle rilevazioni Ocse Pisa sulle competenze degli studenti quindicenni)

Nel 1996 fu lanciato in Estonia il progetto Tiigrihüpe (in inglese Tiger Leap, Salto della tigre). Si trattava di un progetto di massicci investimenti nello sviluppo e nell’espansione delle infrastrutture informatiche e di rete in Estonia, con particolare attenzione all’istruzione.

A partire da agosto 2025 prenderà invece avvio il progetto AI Leap (siamo sempre nell’area dei balzi, qui però si tratta di un salto con l’AI). Si tratta di un programma educativo ispirato sviluppato attraverso la collaborazione pubblico-privato e che fornirà agli studenti e agli insegnanti estoni l’accesso ad applicazioni didattiche basate sull’intelligenza artificiale di livello mondiale, insieme alle competenze necessarie per utilizzarle efficacemente nei loro studi.

Alla base c’è una precisione visione, ben espressa dal presidente estone Alar Karis: “dobbiamo diventare la Nazione più intelligente grazie all’intelligenza artificiale. AI Leap garantisce che tutti i giovani estoni abbiano pari opportunità di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo intelligente, consentendo la personalizzazione dei contenuti e dei metodi di apprendimento in base alle esigenze, allo stile e al ritmo di ogni studente”. Questa iniziativa costituirà la base per il rafforzamento della competitività economica internazionale dell’Estonia e per la prossima fase di sviluppo dell’e-Estonia.