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Un miliardo per aiutare i giovani a trovare un’occupazione: al centro c’è la scuola

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Il Governo dà impulso al piano di occupazione rivolto ai giovani italiani, avviato oltre un anno fa stanziando ulteriori risorse economiche da destinare anche al mondo della scuola e della formazione in generale: per invertire la tendenza di un programma che, francamente, sinora ha raggiunto risultati deludenti, nei prossimi mesi verrà investita una cifra pari a oltre un miliardo di euro, spendibile nel corso del 2011, a cui andranno aggiunte le risorse messe a disposizione direttamente dalle regioni.
La notizia è giunta al termine di un incontro, tenuto a Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato tutti i componenti della cosiddetta  “cabina di regia” per l’attuazione del piano di azione per l’occupabilità dei giovani.
Con l’occasione si è anche stabilito che il piano – promosso dai ministri del Welfare, Maurizio Sacconi, della Gioventù, Giorgia Meloni, e dell’Istruzione, Mariastella Gelmini – preveda un “profondo processo” di ripensamento delle politiche e delle azioni a favore dei giovani.
Le rinnovate linee di azione prevedono una serie di interventi, ad iniziare da un processo monitoraggio per il breve e lungo periodo delle professionalità richieste dal mercato del lavoro; servizi di accompagnamento al lavoro; contratti di primo impiego; autoimprenditorialità e accesso alle professioni; contrasto al lavoro giovanile irregolare e sommerso. Le parti che riguardano più o meno da vicino il mondo dell’istruzione sono, invece, quelle relative a migliorare l’orientamento alle scelte scolastiche e formative, all’integrazione scuola-università-lavoro rivalutando la valenza culturale e formativa delle prestazioni lavorative, oltre che la diffusione della cultura della previdenza e della sicurezza sul lavoro nelle scuole.
Quanto comunicato dal Governo ha riscosso il consenso dei sindacati. Per la
Cisl la costituzione della task force per l’occupabilità dei giovani non può che essere una notizia positiva. Anche se il segretario generale aggiunto, Giorgio Santini ha colto l’occasione per chiedere, ai ministri promotori dell’iniziativa trasversale, “l’apertura tempestiva di un confronto con le parti sociali per una migliore definizione degli obiettivi”. Definizione degli obiettivi, ha aggiunto Santini, “in rapporto alle politiche attive del lavoro e all’utilizzo delle risorse disponibili per incentivare l’accesso al lavoro dei giovani, in particolare con i contratti di primo impiego, il miglioramento dell`integrazione scuola-università-lavoro e il contrasto del lavoro giovanile irregolare e sommerso”.
Per il buon esito dell’intero progetto di riduzione della disoccupazione giovanile sarà probabilmente determinante l’applicazione della norma che introduce l’apprendista già a 15 anni, in luogo dell’ultimo anno di scuola dell’obbligo: formare dei giovani sul campo, magari specializzandoli nello svolgimento di professionalità ricercate sul mercato del lavoro (ogni anno, ad esempio, le aziende meccaniche lamentano l’assenza di operai e tecnici specializzati), potrebbe rappresentare quel segnale di inversione di tendenza che oggi stenta ad arrivare.