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Abbandono scolastico e finanziamento delle scuole non statali: serve un cambio di rotta

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I dati sull’abbandono scolastico in Italia continuano ad essere sconfortanti, ma non possono stupire.

La fonte è una ricerca di “Tuttoscuola”. Ogni anno circa 150.000 ragazzi abbandonano la scuola. Da vent’anni ad oggi 3,5 milioni di abbandoni.  Un alunno su quattro tra gli iscritti alla scuola secondaria, non arriverà al diploma.

Nei licei la percentuale di abbandoni è inferiore rispetto a quella negli Istituti tecnici e professionali e su questo andrebbe fatta una riflessione approfondita.

Le ricerche più recenti mostrano come lo Stato italiano investa nell’istruzione il 4% del PIL, la media europea è del 4,9%, la Danimarca il 7%. L’Italia spende 65 miliardi di euro all’anno, la Germania 127.

Per anni si è propagandata la “flessibilità” nel mondo del lavoro senza capire che invece si trasmetteva insicurezza. Insicurezza non solo tra i lavoratori ma nella società intera. Flessibilità e incertezza concretizzatesi con l’approvazione del “jobs act”.

Un’insicurezza che evidentemente indebolisce la motivazione allo studio dei nostri giovani.

Quale motivazione è possibile trovare in ragazzi che si sentono impegnati in un faticoso percorso scolastico, tecnico o professionale, che li accompagna ad un’ineluttabile precarietà?

Insomma, una situazione desolante che i primi 100 giorni del Ministro Bussetti e del Governo Salvini- Di Maio non hanno certo contribuito a migliorare.

Basti vedere il caos legato ai vaccini, le decine di migliaia di cattedre ancora scoperte, le centinaia di reggenze,la cronica assenza di personale ATA, le incertezze su alternanza scuola-lavoro e prove Invalsi. Basti considerare come continuino ad aumentare i contributi pubblici alle scuole non statali, di certo non scuole per i figli di coloro che dovrebbe guardare al mondo dell’istruzione come strumento per migliorare il destino dei propri figli.

Ne di particolare aiuto può essere lo spirito di sacrificio dei docenti, la loro capacità di trasmettere amore per la conoscenza, visto che l’attenzione ministeriale è sempre più rivolta ai processi, alle competenze invece che ai contenuti, invece che al valore intrinseco della conoscenza.

Il PSI quindi auspica un cambio di rotta, un vero cambiamento nella politica dell’istruzione di questo governo, governo che ha più volte ormai dimostrato di saper cambiare idea sulle proprie politiche.

 

Luca Fantò – Referente nazionale PSI scuola