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Alternanza scuola-lavoro a piedi uniti nei Consigli di Classe? De Petris (LeU): no a studenti turisti in azienda

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Con l’approvazione della Legge 107/15, l’azienda scuola lavoro è diventata elemento caratterizzante della formazione degli studenti del triennio finale, anche ai fini della loro valutazione intermedia e finale. Anche sulla condotta? Certamente, qualora il comportamento assunto a diretto contatto con gli esperti esterni o in azienda, non sia rispettoso o in linea con quanto stabilito nelle convenzioni. Ma anche quando l’allievo, durante l’esperienza di stage, si opponga alle richieste dei responsabili e del tutor aziendale.

In questi casi, il diniego può avere influenze dirette negative sul voto di condotta. Fino a mettere in dubbio la promozione o l’ammissione dello studente agli Esami di Stato. È soffermarsi su uno di questi casi è Loredana De Petris, senatrice di Liberi e Uguali, presidente del Gruppo Misto, che nel corso della precedente legislatura ha più volte ha chiesto di rivedere il modello di alternanza scuola-lavoro, divenuto obbligatorio per tutta la scuola secondaria superiore.

“Il Miur la smetta di difendere l’indifendibile”

“Sembra incredibile – dichiara la senatrice di LeU – eppure un semplice post sul proprio profilo Facebook critico sull’ esperienza di alternanza scuola lavoro può addirittura compromettere l’anno scolastico”, scrive la parlamentare riferendosi allo studente di Carpi punito con un 6 in condotta dal Consiglio di classe, “per aver denunciato le mansioni ripetitive a cui era stato adibito da una ditta metalmeccanica del territorio durante il suo primo giorno trascorso in alternanza”.

La senatrice De Petris sostiene che “la scuola deve dare agli studenti strumenti per muoversi nel mondo del lavoro e non per farli diventare turisti dentro le aziende, così come avviene in alcuni percorsi di Alternanza Scuola Lavoro (ASL)”.

È amara la conclusione della parlamentare di Liberi e Uguali: “La scuola è stata lanciata in questa avventura senza che venisse fatta chiarezza su obiettivi e strumenti. Con un po’ di umiltà bisognerebbe davvero fermarsi per un bilancio di quel che sta accadendo, nel bene e nel male. E dovrebbe essere soprattutto il Ministero a farlo, smettendo di difendere l’indifendibile”, conclude De Petris.

No ai Consigli di Classe “vassalli” delle aziende

Insomma, la scuola, il Consiglio di Classe, secondo la senatrice, si piegherebbe ai giudizi delle aziende. A ben vedere, il meccanismo introdotto dalla Legge 107/15 conferisce a queste aziende una rilevanza tutt’altro che marginale: a partire dal comma 33 articolo 1, nel quale si spiega che d’ora in poi “i percorsi di alternanza sono inseriti nei piani triennali dell’offerta formativa”, tanto da diventare, dall’anno scolastico 2018/19, anche una disciplina indispensabile – anche a livello quantitativo – per accedere alla maturità.

Sarebbe bene, per evitare che il Consiglio di Classe si trasformi in una sorta di “organo-vassallo” delle aziende, che le scuole si organizzino per filtrare i giudizi di queste ultime. In modo da assegnare un’insufficienza derivante da esperienze negative durante l’azienda scuola-lavoro, anche nella condotta, solo dopo accurata verifica di quanto accaduto. Non prendendo per “oro colato” i giudizi delle aziende.