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Alternanza scuola-lavoro condiziona i programmi, Fedeli: niente compiti a casa se ci sono i tirocini

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L’alternanza scuola-lavoro è entrata a piedi uniti nelle scuole, anche nei licei. Le valutazioni del percorso diventano parte integrante del giudizio finale degli studenti del triennio finale delle superiori. I docenti del Consiglio di Classe si devono abituare a questo, arrivando anche a plasmare la didattica, anche integrando nella programmazione annuale dei moduli specifici professionalizzanti. Arrivando a cadenzare pure i compiti a casa: questi ultimi, a dire il vero, secondo la ministra dell’Istruzione non dovrebbero proprio essere assegnati quando gli allievi sono impegnati nei tirocini, nelle esperienze di impresa formativa simulata o negli impegnativi corsi sulla sicurezza.

La ministra: i docenti si adeguino, niente ostilità

Il 13 febbraio, la ministra Valeria Fedeli, partecipando a una videochat di Skuola.net, ha dichiarato che “si tende ancora a pensare che le ore di alternanza non siano parte integrante del percorso formativo. Ebbene, ci deve essere un equilibrio, una programmazione, che tenga conto anche del processo di alternanza. Per questo credo che non si possano caricare gli studenti di compiti a casa quando sono impegnati nello svolgimento di tirocini”.

Secondo la responsabile del ministero dell’Istruzione, in conclusione, “i docenti non possono mostrare un atteggiamento di ostilità”.

Le contrarietà di certi insegnanti verso le esperienze aziendali

Le parole della ministra dell’Istruzione appaiono decisamente ancorate alla realtà: molti docenti delle discipline di base della scuola superiore, ad iniziare da quelli che insegnano Letteratura, Storia e Matematica, non hanno ancora del tutto afferrato il senso priorità che la Legge 107/15 ha determinato riguardo le attività di alternanza scuola-lavoro. In pratica, non riescono sempre a trovare il filo conduttore che unisce le loro programmazioni con quelle professionalizzanti.

In alcuni casi, quelli a cui si riferiva la Fedeli, si arriva a non considerare che un giovane impegnato in uno stage aziendale anche fino a sera non ha il tempo materiale per studiare e svolgere i compiti assegnati. Basterà l’appello della ministra dell’Istruzione a dissuaderli?