
Spesso i docenti riescono a salvare la vita dei propri alunni, in modo letterale: questo è il caso di una studentessa di diciotto anni di origini pakistane, residente in Monza e Brianza, che grazie ai suoi insegnanti, che hanno notato il suo disagio, ha evitato un matrimonio forzato.
I docenti da tempo avevano notato segni autolesionisti sul corpo della studentessa e un atteggiamento sempre più chiuso, scontroso. Così hanno deciso di fare una telefonata ai servizi sociali. Da qui, la scoperta: c’era un vero e proprio piano in famiglia per costringerla a sposare un cugino di 21 anni.
I genitori sono accusati di tentata induzione al matrimonio
È iniziato ieri presso il Tribunale di Monza il processo contro i genitori e il fratello della studentessa di origine pakistana con l’accusa di tentata induzione al matrimonio, nonostante la richiesta di archiviazione della Procura (“le scelte familiari sono frutto dell’appartenenza culturale, nella convinzione di dare un futuro migliore alla figlia”, aveva sostenuto il pm).
L’udienza preliminare è stata rinviata al 10 febbraio. Il Comune in cui vive, che ha preso in carico la giovane, si è costituito parte civile. La ragazza, invece, per sottrarsi alle nozze combinate ha chiesto di alloggiare in una comunità protetta, senza avere più contatti con genitori e parenti.
“Se si oppone ci penso io con due colpi”
Secondo quanto denunciato dalla giovane, la famiglia stava lavorando a questa unione fin da quando la diretta interessata aveva solo 13 anni. Un progetto portato avanti, con tanto di appuntamenti per prendere le misure dell’abito nuziale, nonostante l’aperto rifiuto della ragazza.
“Se si oppone ci penso io con due colpi, non importa se vado in carcere. Basta che mi chiami”, si sente in una telefonata tra il padre e lo zio nel 2023. Da lì, l‘intervento degli assistenti sociali e la denuncia della promessa sposa.
Non è l’unico caso
L’anno scorso abbiamo parlato del caso di una ragazza 19enne di origini indiane di Modena che ha denunciato i genitori violenti che la volevano costringere a sposarsi.
La faccenda ha fatto molto scalpore, sia per il coraggio della giovane, che è riuscita a ribellarsi ai suoi familiari, sia per il fatto che, per una notte, la ragazza è stata ospitata dalla dirigente scolastica a capo della sua scuola, prima di essere collocata ufficialmente in una sede protetta.
Come riporta Il Corriere della Sera, la 19enne sta meglio: “Sto bene, mi sento protetta”, ha detto tramite la sua legale. “L’ho sentita e le è cambiata un po’ la voce, poverina, però l’ho trovata serena e questo è importante”, ha aggiunto l’avvocata.