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Autonomia scolastica: intesa bipartisan per cambiare le regole?

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Le norme sulla autonomia delle istituzioni scolastiche potrebbero essere riviste nei prossimi mesi. E forse questa volta fra maggioranza e opposizione potrebbe persino esserci un accordo.
La previsione è legata ai contenuti di una risoluzione presentata da 5 deputati in rappresentanza di Pdl, PD, Idv, Lega e Udc che a partire dai prossimi giorni verrà esaminata dalla Commissione Cultura della Camera.
La risoluzione parte dalla constatazione che la legge 440 del 1997, che rappresenta la norma di finanziamento della legge istitutiva dell’autonomia scolastica, ha ormai 13 anni di vita e richiederebbe quindi una “verifica profonda”.
“L’intento originario e l’obiettivo prioritario della legge – osservano i parlamentari firmatari del documento –
erano quelli di accompagnare l’impegnativa riforma di sistema dell’autonomia scolastica finanziando in modo mirato la scuola con un fondo permanente, che, destinato particolarmente ai territori, anticipava l’idea di un fondo perequativo”.
Ma a questo punto è anche necessario capire se davvero i fondi della legge 440 e più in generale l’intera normativa sulla autonomia sono davvero serviti a migliorare l’efficacia e l’efficienza del nostro sistema scolastico.
D’altronde, osservano ancora i deputati, diverse indagini internazionali rilevano che il sistema scolastico italiano è ancora caratterizzato da un eccessivo centralismo e da scarsa autonomia.
Sulle modalità da seguire per promuovere l’autonomia scolastica, i firmatari della risoluzione hanno anche qualche idea.
Per esempio propongono che vengano promosse iniziative volte a sviluppare fra il personale scolastico “un’aggiornata cultura dell’organizzazione che consenta ad ogni comunità scolastica di utilizzare tutti gli strumenti previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 (il Regolamento sulla autonomia, ndr)
”.
Senza dimenticare la necessità di “realizzare – a livello di scuola – sistemi di autovalutazione e di verifica degli apprendimenti, dell’insegnamento e dell’organizzazione, in correlazione con futuri ed auspicabili organismi di valutazione esterna, per favorire una maggiore riflessione dell’istituzione scolastica sul proprio lavoro e per favorire forme di rendicontazione pubblica (esempio: bilancio sociale)”.
Più di ogni altra cosa sarebbe però indispensabile
“sostenere la cultura e la pratica della rete e della concertazione tra le scuole, per contrastare fenomeni di autarchia e competizione, rafforzare i sistemi educativi territoriali, agevolare i rapporti con gli enti locali, anche in previsione di una più incisiva partecipazione degli stessi alla gestione del sistema educativo”.
L’autonomia scolastica potrebbe insomma entrare in una nuova fase anche in considerazione del fatto che l’intero “pacchetto” sul federalismo fiscale prevede “la necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di istruzione”.
Il dibattito che inizierà nei prossimi giorni alla Camera fornirà indicazioni politiche importanti che consentiranno di capire se – al di là della questione dei “tagli” – fra maggioranza e opposizione si possa realizzare qualche forma di intesa in materia di politica scolastica.