Home I lettori ci scrivono Basta con le riforme della scuola fatte con “i fichi secchi”

Basta con le riforme della scuola fatte con “i fichi secchi”

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Negli ultimi mesi si moltiplicano gli annunci di nuove proposte, riforme e obblighi formativi per il personale docente: dalla gestione delle crisi epilettiche in classe, alla formazione sul riconoscimento e la valorizzazione degli alunni plusdotati. Tutte iniziative animate da obiettivi condivisibili, ma che rischiano ancora una volta di tradursi in nuovi carichi di lavoro a costo zero per i docenti italiani, giĆ  sottoposti a una mole crescente di impegni non riconosciuti e a un forte rischio di burnout.

Il gruppo MobilitĆ  Intercompartimentale dei Docenti, che oggi conta oltre 6.000 insegnanti, ha espresso, in un recente comunicato, la propria preoccupazione per la tendenza ormai consolidata di affrontare ogni emergenza educativa o sociale attraverso l’ennesima ā€œformazione obbligatoriaā€, senza un reale supporto organizzativo e riconoscimento economico o professionale.

In merito alle emergenze sanitarie, il gruppo della MobilitĆ  rileva i limiti del ruolo docente. Pur riconoscendo il dovere morale e civile di intervenire in situazioni di emergenza, gli insegnanti non possono sostituirsi al personale medico o infermieristico, come auspicato in questi giorni da un’associazione contro l’epilessia. ƈ impensabile affidare la gestione di crisi epilettiche o patologie croniche a docenti formati in poche ore e che devono contemporaneamente garantire la sicurezza dell’intera classe. Se si vuole davvero tutelare la salute degli studenti, occorre dotare le scuole di personale sanitario stabile e preparato, non scaricare ulteriori responsabilitĆ  su chi giĆ  opera in condizioni di costante sovraccarico.

Inoltre, il recente DDL approvato al Senato per il riconoscimento di un piano didattico personalizzato per gli alunni plusdotati rappresenta un passo importante verso una scuola più inclusiva. Tuttavia, senza risorse aggiuntive e senza una riduzione del numero di studenti per classe, tale misura rischia di trasformarsi in un obiettivo insostenibile e nell’ennesimo adempimento burocratico a carico dei docenti, che giĆ  seguono mediamente tra i 50 e i 150 studenti all’anno.

A questi nuovi carichi di lavoro si aggiungono l’introduzione della figura del Supervisore Umano per il monitoraggio dei sistemi di intelligenza artificiale nelle scuole e la nuova proposta della Lega per una formazione obbligatoria sulla didattica del rispetto, della paritĆ  e della gestione non violenta dei conflitti. L’introduzione dei sistemi di IA nelle scuole e la creazione della figura del Supervisore Umano – incaricato di monitorare i risultati generati dalle piattaforme, garantire trasparenza e intervenire in caso di errori – impongono nuovi compiti di grande responsabilitĆ  ai docenti, che dovranno formarsi per comprendere logiche tecnologiche complesse e vigilare sul corretto utilizzo dei sistemi digitali.

Allo stesso modo, la recente proposta della Lega per una didattica basata sul rispetto, la paritĆ  e la gestione non violenta dei conflitti introduce un ulteriore obbligo formativo per gli insegnanti, volto a promuovere ambienti scolastici più sereni e inclusivi. Si tratta tuttavia di percorsi che, come molti altri, vengono svolti fuori dall’orario di servizio, senza riconoscimento economico e senza alcuna riduzione del carico di lavoro ordinario, andando cosƬ ad appesantire ulteriormente una professione giĆ  gravata da una complessa rete di responsabilitĆ  e adempimenti.

Il gruppo MobilitĆ  Intercompartimentale dei Docenti parla di una scuola con ā€œle nozze con i fichi secchiā€. Si moltiplicano le riforme, i protocolli e le formazioni obbligatorie, ma mancano gli strumenti concreti per poterle attuare: classi sovraffollate, carenza di personale di supporto, stipendi fermi da anni e un livello di burocrazia che cresce in modo esponenziale. Ancora una volta si chiede all’insegnante di essere psicologo, pedagogo, esperto giuridico, burocrate, animatore digitale, tecnico informatico e ora anche formatore sul rispetto, tutore sanitario e supervisore dell’intelligenza artificiale. Tutto ciò senza risorse, senza esoneri e senza incentivi. La formazione continua ĆØ fondamentale, ma non può diventare sinonimo di sovraccarico e responsabilitĆ  illimitata.

Alla luce di quanto esposto, il Comitato Precari Uniti per la Scuola condivide pienamente le posizioni espresse dal gruppo MobilitĆ  Intercompartimentale dei Docenti e ne sostiene le richieste rivolte al Ministero dell’Istruzione e del Merito e al Governo, affinchĆ© si avvii finalmente un percorso di riconoscimento concreto del ruolo e della dignitĆ  professionale degli insegnanti.

Il Comitato, pertanto, si associa alle seguenti proposte:

  • Apertura della finestra di passaggio verso altro ramo della Pubblica Amministrazione, per consentire ai docenti di ruolo che lo desiderano di esercitare una sola mansione.
  • PossibilitĆ  di coprire i posti vacanti negli uffici del MIM con personale docente, senza necessitĆ  di concorsi esterni.
  • Introduzione dei buoni pasto per i docenti, in linea con le altre categorie del pubblico impiego.
  • Riscatto gratuito della laurea e pensione anticipata a 60 anni.
  • Istituzione di una figura di segretario didattico per supportare gli insegnanti nella gestione della crescente burocrazia scolastica.

Il Comitato, insieme al gruppo MobilitĆ  Intercompartimentale dei Docenti, continuerĆ  con impegno e determinazione la propria azione per ottenere una scuola più giusta e rispettosa di chi ogni giorno ne garantisce il funzionamento. Solo attraverso il riconoscimento del valore umano e professionale dei docenti sarĆ  possibile restituire dignitĆ  e futuro all’istruzione pubblica italiana, nel pieno rispetto dei principi di uguaglianza e tutela dei lavoratori sanciti dall’articolo 3 della Costituzione.

Comitato Precari Uniti per la scuola